giovedì 24 settembre 2009

DEVILS WHOREHOUSE - Blood & Ashes

Regain Records- 2009

Horror Dark Metal 


I Devils Whorehouse nascono nel 2000 come progetto parallelo di Morgan dei Marduk, che a quanto pare aveva voglia di cambiare un po' genere e dedicarsi anche a qualcosa di più ordinario. Il gruppo ha pubblicato un mini album nel 2000 (ristampato poi nel 2003) e il primo full length, "Revelation Unorthodox" nel 2003.

Ora, a distanza di sei anni tornano con "Blood & Ashes", un disco piacevolissimo dallo stile molto oscuro e horrorifico, una specie di Misfits influenzati dal metal. Un esempio esplicativo di questo connubio è "Werewolf", che richiama immediatamente la band americana coi suoi ritmi serrati e i ritornelli ricchi di cori. Anche la voce di Maelstrom è degna di nota sia per il suo timbro che per la capacità di adattarsi ai vari stili delle canzoni, tra cui episodi più dark e atmosferici come "Speak The Name Of The Devil"; in "Shadows Never Change" troviamo invece delle chitarre che ricordano molto da vicino quelle dei Satyricon negli ultimi dischi, a dimostrazione di come la band si rifaccia a più generi (come del resto è possibile immaginare viste le origini musicali del fondatore).
I dodici brani del disco giocano tutti su queste sonorità, compresa la conclusiva "Snakes Out Of The Mouth Of Hell".
Un disco davvero buono!



Da 1 a 10: meritevole! (7)

Martina d'Errico

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venerdì 18 settembre 2009

BLITZKID - Anatomy Of Reanimation (volume 1)

Fiend Force - 2008

Horror Punk


Dopo 10 anni di carriera e una manciata di album pubblicati, è tempo per i Blitzkid di fare una rassegna e mettere un punto fermo a quanto fatto fino ad ora.
Ecco dunque la decisione di pubblicare una raccolta in due volumi dove sono ri-registrati i pezzi più significativi del gruppo come "She Wolf", "Hellraiser" o "Return To The Living".

Gli ingredienti sono quelli tipici dell'horror punk: cori orecchiabili, musica graffiante, canzoni tanto brevi da farcene stare quattordici in meno di 40 minuti, il tutto tenuto insieme dalla grafica mostruosamente (in tutti i sensi) irresistibile di Joe Simko.
Non c'è molto da discutere su questo disco, sarà sicuramente apprezzato dai fan di lunga data che si divertiranno a gustare alcune delle loro canzoni preferite, e può rappresentare un buon punto di partenza per coloro che si avvicinano alla band per la prima volta.


Da 1 a 10: carino ma trascurabile (6)

Martina d'Errico


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mercoledì 16 settembre 2009

RUINS - Cauldron


Debemur Morti - 2009
Black Metal (non-true)

In ambito black metal dici Tasmania e subito pensi a Striborg, oscuro signore delle foreste di cui tanto abbiamo parlato su Negatron ed invece a sorpresa scopro che anche i Ruins, formazione originaria di Hobart la cui line-up è composta da Alex Pope (voce, chitarre e basso) e David Haley (batteria), sono originari della sperduta isola oceanica. Le cose in comune finiscono qui però perchè "Cauldron", secondo album dei ragazzi uscito originariamente in patria sul finire del 2008 e giunto in Europa solo a 2009 iniziato per mano della Debemur Morti, non ha nulla a che fare col suono grezzo e lacerante di Sin Nanna.

Nell'arco dei sette brani ci troviamo di fronte ad un black metal dai toni oscuri, malinconico e sofferente, il cui riffing è piuttosto elaborato e lontano dalla semplicità tipica del genere, cosa che si può dire anche del cantato stesso che sa muoversi su tonalità differenti a seconda dei contesti e delle situazioni mostrando un buon dinamismo, insito nell'intero disco, un plauso particolare quindi va fatto ad Alex. Nessun brano spicca sugli altri, tutti scorrono in maniera tranquilla grazie ai vari cambi di ritmo presenti senza però grossi scossoni e questa è una specie di arma a doppio taglio: da una parte è sinonimo di un songwriting bilanciato ma dall'altra denota l'incapacità di saper colpire l'attenzione dell'ascoltatore in maniera indelebile.
Alla resa dei conti "Cauldron" è un discreto album che ha il merito essenzialmente di non rifarsi a nessun particolare filone e di andare per la propria strada pur senza stupire. Nel frattempo è già uscito il seguito "Front The Final Foes ", occasione per verificare gli eventuali miglioramenti compiuti dai Ruins.

Da 1 a 10: Discreto (6)
Simone "M1" Landi

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giovedì 10 settembre 2009

MEGADETH - Endgame

Roadrunner - 2009
Thrash Metal (più o meno)

Mi piace l'idea di battezzare questo spazio con un caposaldo del metallo pesante: i Megadeth.
E diciamocelo, ogni metallaro che si rispetti un album dei Megadeth lo aspetta sempre con trepidazione. Succede la stessa cosa per i Metallica e per gli Slayer, con l'unica differenza che questi ultimi non fanno dischi di merda da almeno quindici anni, i primi due invece si!

Leggo i rumors in rete e leggo che questo disco riporerà i Megadeth ai tempi di “Rust In Peace” è già penso che sarà una cagata di livello allucinante. E invece no. Chiariamoci, “Endgame” NON E' “Rust In Peace”, però è davvero il miglior disco di Mustaine dai tempi di “Countdown To Extinction”, mica cazzi.
Vi risparmio un noioso track by track anche perchè il disco ve lo dovete prendere e lo dovete ascoltare.
Va detto che in questo disco Mustaine recupera elementi appartenenti a diverse fasi della sua creatura, miscelandoli e rielaborandoli. Echi del capolavoro “Rust In Peace” sono presenti sopratutto nei pezzi più veloci e graffianti come la straordinaria “This Day We Fight” e nella talgiente “Headcrusher”, il resto dei brani si legano più saldamente alla vena più melodica dei Megadeth, tralasciando però i cori ruffiani del passato e riuscendo ad essere quasi sempre convincenti ed ispirati, benedetti anche da una vena solistica con le palle, con il nuovo acquisto Chris Broderick in grande spolvero, ma soprattutto con una marea di assoli che non sono messi lì tanto per fare il disco metal, com'era successo su “The System Has Failed” o (aaaaargh) su “The World Needs A Hero”.
Verso la fine il disco mostra un po' di fiacca con brani come la semi ballad “The Hardes Part Of Letting Go... Sealed With A Kiss”, che ricorda un po' troppo il precedente album ma si salva a metà trasformandosi in un pezzo di roccioso heavy-power americano. Da notare la perfetta sintesi di vecchio e nuovo del brano posto in chiusura, “Nothing Left To Lose” che rimanda addirittura ai tempi di “Peace Sells...” nella strofa e al periodo “Countdowun/Youthanasia” nel refrain.


Da 1 a 10: Ci piace un sacco (8)

Michele Marinel


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