domenica 31 gennaio 2010

PSYCHOFAGIST – Il Secondo Tragico


Subordinate - 2009
Free-NonJazz-UltraViolence
Da 1 a 10: Com'è inumano lei... (8)
Articolo di: Michele Marinel

Titolo che cita una piccola perla del cinema comico e satirico del nostro Bel Paese, e fantozziano questo disco lo è per davvero, sebbene non nell'accezione di uso comune. Non si tratta infatti di tasso di sfiga qui, ma di quel sapore agrodolce delle risate amare che fanno ancora fare quelle commedie, capaci di ammantare di crasse risate una visione cinica del grottesco stile di vita medioborghese.

Un mood che gli Psychofagist esprimono attraverso un approccio però tutt'altro che ilare, sbattendo invece in faccia all'ascoltatore un assalto di grind progredito, un assalto sonoro folle e ultravolento che si mescola a sbilenche dinamiche jazz rese anche attraverso i disturbanti fraseggi di sassofono ad opera di Luca T Mai, già negli Zu.
10 tracce che non ti mollano ma che allo stesso tempo cercano di respingerti, che ti affascinano proprio grazie al loro essere così fottutamente ostiche. Ed è ancora il cinema italiano degli anni che furono che mi torna in mente ascoltando questo disco che ti fa sentire l'odore d'asfalto e i colori sbiaditi di una Roma violenta e di una Milano calibro 9, ma senza i lustrini delle due capitali immorali d'Italia. Novara odia, a quanto pare, e la band piemontese lo dimostra ad ogni secondo di questo disco, capace di essere aggressivo e straniante, a tratti strafottente, in bilico tra la pura voglia di farti del male e quella di farti girare la testa con continui cambi stilistici.
L'unico difetto che presenta questo lavoro è forse proprio il suo punto di forza: è difficile. Da ascoltare con un minimo di predisposizione, altrimenti si rischia di non sopportarlo.

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venerdì 29 gennaio 2010

BACKYARD BABIES - Them XX



Nuclear Blast - 2009
Hard Rock (rock+punk+glam)
Da 1 a 10: Per fan accaniti (7)
Articolo di: Davide Pozzi

Prima o poi per tutte le band arriva il momento di fare il punto della situazione su quanto fatto, sedersi un attimo e prendere coscienza che sono passati decenni da quando si è incominciato a vivere di musica. Spesso da questi momenti vengono fuori succulenti box che fanno l’allegria dei collezionisti e dei vari fan sparsi in ogni dove. Them XX dei Backyard Babies viene fuori proprio così, per festeggiare venti anni di gloriosa carriera, venti lunghi anni passati ad incendiare i palcoscenici di mezzo mondo attraverso quel sound irresistibile a cavallo fra il punk e l’hard rock, che ha sempre caratterizzato la band svedese.

Them XX è davvero ricco di materiale, al suo interno difatti troviamo tre dischi: nel primo c’è una raccolta di brani, una sorta di best of, abbastanza discutibile a dire il vero ma che comunque ripercorre in maniera equa la carriera della band, una specie di antipasto. Negli altri due cd, i Backyard Babies mettono insieme una serie cover, pezzi live, b-sides e remix vari. Oltre ai tre dischi appena citati, troviamo l’immancabile DVD contenente tutti i videoclip della band fatti fino ad ora e il documentario Jetlag. Ad arricchire ulteriormente il cofanetto c’è un interessante booklet di 120 pagine (la vera chicca di Them XX) contenente svariate fotografie che ripercorrono la storia della band dagli inizi della carriera fino ai giorni nostri. Ritenere certe uscite solo delle operazioni commerciali, fatte apposta per spillare soldi dalle tasche dei fan, è del tutto inutile; potrebbe essere anche vero, ma dopo tutto quando si è seguaci sostenitori di una band, si aspettano anche questi momenti. Se amate i Backyard Babies correte a farlo vostro.

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mercoledì 27 gennaio 2010

LUTHERION - Kosmogenesis




Trisol-2009
Gothic Metal (Il lupo perde il pelo…)
Da 1 a 10: Deludente per chi è rimasto ai tempi di “Death Chant”(5)
Andrea “Psalm 69” Valeri

Torna il buon Artaud e lo fa a risibile distanza dall’ultimo concerto dei suoi amati Garden Of Delight. Questo mi fa sorridere, poiché il nostro non è nuovo agli addii e ai ritorni improvvisi. Già nel 1997 diede alle stampe “Paradise”, sedicente ultimo lavoro dei GOD. Quindi fondò i Chaos God ma non avendo avuto successo, fece un passo indietro e lasciò risorgere i GOD.

Beh, spero per lui che non debba ripetere ancora l’esperienza, visto e considerato che i Lutherion (a partire dal nome) riprendono pedissequamente gli stilemi metal degli ultimi albums targati GOD.
Chitarre rocciose, voce gutturale mai troppo ispirata e sbalzi sperimentali a volte arguti ma mai adeguatamente approfonditi.
Metal rozzo, industrial sincopato, fraseggi elettronici non invadenti ma neanche eccessivamente ispirati.
Il riscatto giunge nelle battute finali, quando un dittico struggente costituito da “Winterland” e “Nebelthron”, non a caso i brani più lenti e malinconici della tracklist, arriva a dimostrarci che Artaud può anche comporre canzoni di maniera, ma efficaci e tormentate, senza ricorrere al metal dozzinale cui ci ha abituato negli ultimi tempi.

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FREEDOM CALL - Legend Of The Shadowking



SPV - 2010
Power Metal
Da 1 a 10: 8/10
Articolo di: Maurizio Mazzarella

Introduzione
Se con "Legend of the Shadowking" i Freedom Call avevano intenzione di stupirci, ci sono riusciti benissimo. Non siamo assolutamente di fronte ad un disco spiazzente, ma senza alcuna ombra di dubbio, questo ultimo lavoro messo sul mercato discografico dalla band teutonica è nettamente diverso rispetto ai propri predecessoni. L'attitudine nel complesso è sempre la stessa, ovvero quella di una band dedita ad un classico power metal di matrice tedesca, con una forte dedizione nei confronti dei Gamma Ray (non a caso alla batteria che c'è sempre Dan Zimmermann), ma a differenza del passato anche più recente,

Resto del post
Christian Bay (voce e chitarra) e compagni hanno rimarcato la componente epica infarcendola di una moltitudine di momenti sinfonici, ricordando in più d'un frangente i nostrani Rhapsody Of Fire. Questo particolare, non snatura quello che è il classico stile ormai consolidato dei Freedom Call, ma denota la voglia del gruppo tedesco di evolversi in modo coerente. Classici esempi di questo concetto appena espresso, sono la maestosa "Tears of Babylon" ed il brano d'aperura "Out of the Ruins" dotato di una melodia seducente. Se facciamo un piccolo passo indietro, "Legend of the Shadowking" è il sesto capitolo del percorso musicale intrapreso dai Freedom Call e giunge a distanza di tre anni dal precedente "Dimensions", un disco che assieme al bellissimo "The Circle of Life" aveva già mostrato una pacata voglia di cambiamento, parzialmente esplosa con questo ultimo lavoro, dove ribadiamo, a prescindere dai concetti appena espressi, resta ancora palese la fortissima influeza dei Gamma Ray, basti ascoltare ad esempio la velocissima "Merlin - Legend of the Past" e la possente "Thunder God". Detto questo, al centro resta la musica e possiamo serenamente affermare che siamo di fronte ad un disco eccellente, gradevole da ascoltare, che piacerà sicuramente ai fan icalliti della band ed ai normai fruitori di power metal. Tecnicamente "Legend of the Shadowking" è un disco validissimo, con momenti strumentali di straordinaria qualità ed intesità, in particolar modo se ci soffermiamo sul lavoro delle chitarre, taglienti ed armoniose allo stesso tempo. Mensione d'obbligo poi per la produzione, assolutamente impeccabile ed appropriata per la musica dei Freedom Call. Poche parole, se amante questo genere "Legend of the Shadowking" è un disco d'avere senza alcun indugio.


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HIEMS - Worship Or Die



Moribund - 2009
Black Metal (con spruzzate di thrash, death, prog e psichedelia! )
Da 1 a 10: molta carne al fuoco... poco cotta! (6)
Articolo di: Simone "M1" Landi

Nell'ultra-confusionario panorama musicale odierno non mi era ancora capitato di imbattermi negli Hiems, solo-project di Algol, polistrumentista noto per aver militato come bassista nei Forgotten Tomb. "Worship Or Die" è il suo secondo album, successore di "Cold Void Journey" del 2005.


Quello che abbiamo per le mani è un disco di black metal moderno, ben suonato e prodotto che attinge a trecentosessanta gradi dall'intero panorama musicale; sono presenti diverse contaminazioni, di volta in volta con il death ("I") o il thrash ("Scum Destroyer") e alcuni leggeri (e forse ovvi) rimandi al depressive ("Bringer Of Light"). Algol però non si ferma qui, anzi va decisamente oltre sfociando nel brano eponimo "Hiems" in territori progressivi e psichedelici grazie anche all'utilizzo sorprendente ma piacevole dell'organo hammond, ripreso pure nella successiva e tematicamente legata "2909979". Il brano conclusivo invece è una cover già nota in ambito metal per la riproposizione realizzata dai Judas Priest, sto parlando di "Race With The Devil" dei The Gun, formazione britannica di acid rock attiva fra il 1967 e il 1970, ennesima dimostrazione dell'amore del nostro per le sonorità settantiane.
Da quanto fin qui scritto sembrano esserci dunque tutti i crismi formali affinchè "Worship Or Die" emerga dalla massa e possa essere considerato un buon disco. Invece mi trovo a dover rilevare a livello di contenuto (leggasi canzoni) una certa piattezza, un non riuscire a concretizzare tutti gli spunti presenti in un riff che rimanga in testa o un passaggio che colpisca. Proprio per questo motivo il voto finale assegnato sarà una compensazione del mio giudizio personale con un'analisi più "oggettiva".

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ANDRE MATOS - Mentalize



SPV - 2009
Power Metal
Da 1 a 10: 9/10
Articolo di: Maurizio Mazzarella

Andre Matos è un artista che non ha assolutamente bisogno di presentazioni. In molti lo conoscono per il suo glorioso passato negli Angra, band con la quale ha inciso capolavori come "Angels Cry" ed "Holy Land" ed anche per la sua breve parentesi con gli Shaman, senza dimenticare altri progetti come i Viper o lo splendido Virgo messo insieme al noto Sasha Paeth. Messo da parte tutto questo, il buon Andre ci ha stupiti tutti circa due anni fa con un album sensazionale del calibro di "Time to Be Free", un prodotto discografico capace di sintetizzare il meglio di quanto composto dal cantante brasiliano in precedenza, suonando anche in modo molto attuale.


Oggi ecco arrivare un nuovo capitolo intitolato "Mentalize" e possiamo tranquillamente affermare che Andrea Matos ha nuovamante superato se stesso. Senza alcun idugio, ci troviamo di fronte ad un autentico capolavoro, un disco di notevole spessore artistico dove il cantante carioca si spinge oltre i propri stessi limiti. "Mentalize" infatti non si limita a sintetizzare il meglio di "Angels Cry" ed "Holy Land", ma ci mostra un Matos più ispirato, capace di trasmettere in musica quello che è attualmente il proprio stato animo nel complesso, senza mai trascurare la componente metal, sempre molto presente, ma puntando sulla seduzione e sull'intensità. La capacità principale di Andre Matos, è infatti quella di sapersi evolvere con coerenza, mettendo l'arte e la poesia al centro di ogni cosa. Un esempio? Ascoltate "I Will Return", forse l'episodio più elevato del disco per diversi motivi. Oltre ai notevoli contenuti tecnici, ci troviamo di fronte ad un pezzo fluido, che giova anche di un suono all'avanguardia, un aspetto l'ultimo enunciato, che conferma come nulla sia stato lasciato al caso, perché molti dei meriti della buona riuscita del disco sono anche assestati nell'ottimo lavoro in fase di produzione. Per fare un buon disco, è bene circondarsi di professinisti importanti e Matos non ha affatto trascurato questo aspetto. Alle chitarre troviamo infatti artisti come Andre Hernandes ed Hugo Mariutti, al basso c'è l'immancabile amico di sempre Luís Mariutti, alla batteria c'è Eloy Casagrande, mentre alle tastiere c'è il bravo Fabio Ribeiro. Cosa dire infine, che da un punto di vista tecnico "Mentalize" è un album di grande levatura e che poi al centro di tutto c'è sempre la splendida voce di Andre Matos, in forma smagliante tra l'altro. Grande disco, fatelo vostro!!!

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NODE - In The End Everything Is A Gag



Scarlet Records - 2010
Death Metal (100%Hate!)
Da 1 a 10: 100%Hate! (10)
Articolo di: Davide Pozzi

L’anno non poteva iniziare in maniera più violenta ed incazzata di così. L’ennesima fatica dei milanesi Node inaugura questo 2010 con la stessa forza di un fottuto tsunami, travolgendo senza alcuna pietà qualsiasi cosa. Il consueto sound death metal, marchio di fabbrica della band da più di 15 anni, raggiunge in questo nuovo lavoro un livello qualitativo altissimo, unendo come sempre con grande maestria una tecnica invidiabile con un’aggressività spaventosa.

Fin dalla traccia d’apertura “100% Hate” s’intuiscono le intenzioni bellicose dei Node, una mitragliata letale che fa da preludio al massacro musicale che si esalta attraverso brani pazzeschi come: “The White Is Burning”, “When I Believed In God”, “This Ocean”, “Mia Follow Me Down” o la spettacolare “In Death You Live”; per un totale di 9 pezzi più la cover (davvero ben fatta) di “Rebel Yell” di Billy Idol. La crescita della band milanese ha davvero dell’incredibile, anche in questo nuovo “In The End Everything Is A Gag“ è riuscita a fare un balzo in avanti notevole da qualsiasi lato la si voglia vedere, una costante nella carriera della band italiana, che album dopo album e show dopo show è riuscita a farsi apprezzare dagli amanti del genere per mezzo di un sound death/thrash schietto e diretto quanto mai. Non sapremo mai se i ragazzi avranno in questo benedetto paese la giusta attenzione che meritano, probabilmente se sulla loro bio ci fosse scritto provenienza USA, saremmo qui a tessere lodi infinite, ma la storia è arcinota e francamente ci siamo rotti di ripeterla all’infinito; per fortuna che a noi resta quello che più conta, la loro ottima musica. Per quello che mi riguarda “In The End Everything Is A Gag“ è già nella mia top del 2010, visto che siamo solo a gennaio vi ho già detto tutto. Pazzesco!

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martedì 26 gennaio 2010

DARK THE SUNS - All Ends In Silence



Firebox Records - 2009
Metal-Dark (melodico)
Da 1 a 10: buon lavoro! (7)
Articolo di: Martina d'Errico

Ecco i Dark The Suns, gruppo di metal melodico, alla seconda prova su cd. Prova che i finlandesi superano brillantemente, grazie al loro mix di pesantezza, capacità di creare atmosfere suggestive (vedi ad esempio la titletrack) e di scrivere pezzi la cui struttura non è semplice ma che riescono comunque a non annoiare e soprattutto a fare sì che l'attenzione di chi ascolta sia sempre incentrata sui brani, che scorrono piacevolmente uno dietro l'altro.

Notiamo anche una certa espressività nella voce del cantante Mikko Ojala, che dona pathos e drammaticità a pezzi come "Sleepless Angels" mentre sa diventare aggressiva in altri come "Rimed With Frost". Il disco inizia con "Unbroken Silence", che è anche diventato il primo singolo estratto, che mette subito in gioco tutte le carte della band riassumendo quelle che sono le sue caratteristiche, aggiungendo inoltre una ritmica irresistibile. "Everlasting" rimane su coordinate simili, mentre la seguente "The Dead End" vira verso atmosfere più darkeggianti, ospitando anche una voce femminile che crea un bel contrasto con il growl maschile; formula sicuramente sentita e risentita, ma usata ottimamente. In "Cold Dawn" le tastiere la fanno da padrone, mentre "The Rain" torna a dedicarsi ad atmosfere cupe e gotiche. Il disco si conclude con "Guardians" e "Gone". Un buon disco consigliato agli amanti del metal più darkeggiante.

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RESURRECTURIS - Il Richiamo della Foresta

Intervista a: Carlo Strappa (chitarra)
Articolo di: Michele Marinel

Il compito di un buon giornalista non è certo quello di smarchettare a destra e a manca come fanno tante firme prestigiose della stampa musicale e non. E infatti c'è ancora qualcuno (NOI!!!) che fa del giornalismo (musicale e non) serio, accurato, approfondito, con domande incalzanti e senza paura di porre quesiti scomodi ai propri interlocutori. Questa volta ad incrociare la nostra efferata sete di sapere, la nostra spietata ricerca della verità, è stato Carlo Strappa dei Resurrecturis, death metal band tra le prime mover della scena italiana.


La vostra cartella stampa inizia con una frase tipo "Cosa spinge un responsabile marketing di una grossa multinazionale a suonare death metal"? Infatti, cosa ti spinge a suonare death metal anziché dedicarti ad hobby più costruttivi e in linea con il marketing come la coca o le troie?

Veramente tra i miei colleghi sono molto più diffusi passatempi come il ciclismo, la moto e così via. Qualcuno si spinge un po' più in là ed arriva a farsi l'amante, oppure si concede qualche seratina a luci rosse quando è in trasferta. Per quanto mi riguarda la musica, è arrivata molto prima del marketing. E semplicemente è rimasta al mio fianco ogni volta ho avuto bisogno di un rifugio.

Sempre citando la vostra cartella stampa: cosa vi spinge a scegliere anziché una vacanza in un paradiso tropicale un estenuante giro per l'Europa in un tour bus? E soprattutto se ci andiamo noi nel paradiso tropicale con la coca e le troie di cui sopra e mettiamo tutto sul tuo conto?

È il richiamo della foresta! Quando siamo in tour viviamo in una specie di limbo al di fuori delle leggi che regolano le nostre vite di tutti i giorni. Non sono un tipo da villaggio vacanza! Preferisco di gran lunga situazioni molto più avventurose, come quelle che si creano certe volte quando siamo in giro a suonare. Inoltre mi piace incontrare gente di tutti i paesi e stringere amicizie con musicisti stranieri che seguo da tanti anni.
Per quanto riguarda il mio conto in banca, non è così ricco come potresti immaginarti, se come paradiso tropicale ti accontenti di Pesaro magari viemmi a trovare questa estate e ti porto fuori per una pizza (per coca e troie non prometto niente!)


I Resurrecturis sono una band storica del death metal tricolore, tra le iniziatrici del genere nel nostro Paese, pur tuttavia rimangono un'entità un po' misteriosa. Vuoi riassumere la vostra storia per i nostri lettori?

Secondo me i Resurrecturis hanno quest'aura un po' misteriosa qui in Italia perché da tanti anni svolgiamo la maggior parte della nostra attività all'estero. Nei nostri confronti nel belpaese non c'è stato più tanto interesse da quando abbiamo cessato di essere una demo band ed abbiamo pubblicato il nostro debut album con una etichetta olandese.
Comunque per rispondere alla tua domanda, i Resurrecturis nascono a Fermo nel 1990. Tra il 1995 ed il 1998 abbiamo pubblicato 3 demo tapes. Nel 1998 abbiamo fatto il nostro debut album uscito per Power Rds (Olanda). Il disco è stato anche licenziato per la versione su cassetta alla ungherese Backwoods Prod. E per il picture LP alla tedesca Quamby Hill. Nel 2000 abbiamo fatto il nostro primo tour europeo che ci ha portato a suonare in Portogallo, Belgio, Slovenia, ecc. Purtroppo alla fine di quel tour un grave incidente stradale ha imposto un lungo stop alla nostra attività. Dopo un po' abbiamo realizzato un nuovo demo con la speranza di attirare l'interesse di qualche etichetta un po' più solida di quelle con cui avevamo lavorato fino a quel momento. Erano i tempi in cui furoreggiava il black metal e già si preparava l'avvento del nu metal per cui la nostra proposta non deve essere sembrata troppo in linea con i tempi. Allora abbiamo iniziato a lavorare al secondo album, che abbiamo anche registrato mentre il clima tra di noi era sempre più deteriorato. Al termine delle registrazioni abbiamo deciso di interrompere la nostra attività, senza neanche pubblicare il disco – ne avevamo avuto davvero abbstanza di tutti i casini e anche dell'indifferenza che ci circondava. Alla fine del 2003 ho deciso di ricominciare coi Resurrecturis. Il secondo disco è stato pubblicato come autoproduzione con il titolo "The Cuckoo Clocks Of Hell" e successivamente è stato ristampato da Mondongo Canibale (Spagna). Tra il 2005 ed il 2007 abbiamo fatto una serie di tour in giro per l'Europa accompagnando band del calibro di Vital Remains, Macabre, Impaled Nazarene e Jungle Rot. Finalmente ci siamo messi al lavoro per il terzo disco, "Non Voglio Morire", uscito da qualche mese per su Casket (UK).


Essendo, come si è detto, tra i prime mover del genere in Italia come ti fa sentire il fatto che il death sia sempre stato un po' snobbato qui da noi?

Non ci ha reso la vita facile il fatto di esserci formati in Italia, però credo che alla fine possiamo dire che oggi siamo quello che siamo anche perché venendo dalla provincia della provincia siamo stati meno esposti alle influenze dei gruppi stranieri e quindi forse abbiamo avuto la possibilità di sviluppare uno stile almeno in parte personale.

Visto che sei sulla scena da un bel pezzo secondo te quali sono le band nostrane che avrebbero meritato più successo (e non l'hanno ottenuto)?

Bulldozer, Necrodeath, Death SS e Negazione senza ombra di dubbio. Quelle erano band all'avanguardia per i loro tempi. Non hanno mai avuto la possibilità di competere alla pari con le controparti straniere. In Scandinavia i musicisti che vogliono fare sul serio campano con il sussidio di disoccupazione. Oggi quei paesi vantano band di successo planetario ed un livello medio dei musicisti molto elevato. Per contro noi in Italia abbiamo la SIAE che si presenta a battere cassa non appena una quindicina di compagni di scuola si riuniscono per ascoltare un po' di musica.
Recentemente sono stato al Brooklyn Museum che è una delle principali strutture museali di tutti gli Stati Uniti: nel museo c'era una mostra fotografica temporanea intitolata "Who shot rock'n'roll" che raccoglieva una gran quantità di scatti celebri e meno celebri ad artisti rock. Visitando la mostra era subito chiaro che i curatori oltre ad essere dei conoscitori dell'arte fotografica, vantavano competenze importanti anche in campo musicale. In Italia una cosa del genere è impensabile. La musica rock è vista come una cosa per teenager. Uno sfogo giovanile. Non c'è un interesse serio, approfondito...


Veniamo a voi, la gestazione del nuovo album è stata piuttosto travagliata, ho letto, puoi dirci cos'è successo? E mi raccomando, vogliamo nomi, cognomi e misfatti!

Nomi e cognomi, eh? Vabbuò, ecco come è andata… Per il disco avevamo deciso di affidarci a Davide Rosati di ACME recording a Raiano in Abruzzo. Dopo aver portato a termine le registrazioni con una certa difficoltà (dovuta più che altro alla complessità del disco ed anche alla logistica infelice, visto che lo studio è piuttosto distante da dove viviamo), al momento di iniziare il missaggio sono iniziati i veri problemi.
Davide si è reso irreperibile per periodi lunghissimi di tempo in cui non si degnava neppure di rispondere al telefono. Le rare volte che si riusciva a parlarci prometteva di inviare i primi mix entro una settimana al più tardi, cosa che regolarmente veniva smentita dai fatti. Insomma dopo un'attesa estenuante mi arriva un CD con un po' di canzoni che non c'entrano niente le une con le altre. Cioè ad ascoltare il disco sembrava proprio che si fosse sforzato di accentuare le differenze invece che di dare compattezza al lavoro. Lo risentiamo e gli diciamo che proprio non ci siamo e che bisogna lavorare in un'altra direzione e lui che fa? Sparisce di nuovo… Alla fine mi sono proprio girate le palle, perché vedi, io non so come è abituato lui, ma io lavoro tutta la settimana in ufficio, poi nel week end oppure nelle ferie mi faccio 300 km e vado a registrare nel suo studio e pago per stare lì e mi aspetto decisamente che non escano fuori stronzate come questa, perché sono già pieno di cose da fare e l'ultima cosa di cui ho bisogno è di perdere tempo provando a rintracciare 50 volte in una settimana qualcuno che non mi risponde al telefono.
Insomma alla fine mi sono fatto dare le tracce non mixate e le ho portate da Paolo Ojetti (Infernal Poetry / Potemkin Studio). Dopo circa un mese avevo il master per la Casket in mano.
L'incontro al casello dell'A14 di Teramo dove Davide mi ha portato l'hard disk con le registrazioni è stato molto istruttivo. Mi ha detto che gli dispiaceva che le cose fossero andate così. Davvero patetico, no?


Alla fine di tutto cosa ne pensi del risultato finale? Sei soddisfatto di com'è venuto "Non Voglio Morire"?

Si, visto come sono andate le cose difficilmente si sarebbe potuto fare di più. L'unica cosa che spero è che in futuro non si ripetano storie analoghe a quelle che hanno segnato "Non Voglio Morire".

A proposito: perchè questo titolo?
"Non Voglio Morire" è uno slancio vitalistico contro il grigiore in cui si può affogare una volta che il tran tran quotidiano si regolarizza tra impegni lavorativi e casalinghi. Questo è un disco che si rivolge a quelli che credono che i sogni non debbano mai essere lasciati nel cassetto!
Nel titolo poi c'è anche un riferimento all'aspirazione all'immortalità che l'artista riceve tramite il perdurare della sua opera oltre il termine della sua stessa vita.


Come descriveresti oggi il sound della band? Lo trovo ricco di elementi esterni al death...

Sicuramente nelle nostre canzoni è possibile rintracciare influenze provenienti da ambiti musicali non riconducibili al death metal. In generale direi che ci sono 25-30 anni di rock duro che confluiscono in un disco come "Non Voglio Morire". È significativo che nelle numerose recensioni uscite i nomi che sono saltati fuori sono stati sempre diversi. Ascolto musica da quando ho 9 anni, a quei tempi il death metal neanche esisteva ed io mi sparavo dosi massiccie di Judas Priest, Black Sabbath, Ozzy, ecc. Tutte queste cose che ho divorato nel corso degli anni le ho metabolizzate e fatte mie. Ecco perché trovi così tante influenze diverse nel nostro sound. E poi non dimenticare che nel disco l'idea era di raccontare la storia del mio rapporto con la musica. Era quindi inevitabile fare qualche riferimento alla musica che mi ha accompagnato in questi anni.

Hai scelto di rendere il disco disponibile per il download dal vostro sito, in maniera totalmente gratuita, a cosa è stata dovuta questa scelta? E quanto ha fatto incazzare la casa discografica?

Secondo me con l'avvento di internet e dell'mp3 il rapporto della gente con la musica è irrimediabilmente cambiato. Sia nel bene che nel male. Opporsi a questo cambiamento non ha senso.
L'amara esperienza avuta con il nostro primo album, "Nocturnal", distribuito malissimo dalla Power Records, mi ha insegnato che per me la soddisfazione più grande è sapere che tutta la passione che mettiamo nella nostra musica, non rimane chiusa nel magazzino di una casa discografica, ma ci mette in comunicazione con altre persone in giro per il mondo. Sapere che quello che creiamo con così tanta fatica è fonte di piacere per qualche altra persona, mi mette la voglia di dare ancora di più e riprovarci.
La Casket ha detto subito che non trovava la nostra una buona trovata e che avrebbe avuto gravi ripercussioni sulle vendite del disco, ma hanno avuto l'onestà di non crearci problemi una volta che gli abbiamo confermato che la decisione era già presa.
I download dal sito procedono a ritmo sostenuto, non credo che la Casket avrebbe mai potuto disseminare tutte queste migliaia di copie in giro per il mondo. Tra l'altro anche i dischi più vecchi ed i nostri demo (pure disponibili sul sito) hanno beneficiato di una certa attenzione.



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lunedì 25 gennaio 2010

THE GATES OF SLUMBER - Hymns Of Blood And Thunder



Rise Above - 2009
Heavy Metal
Da 1 a 10: 7,5/10
Articolo di: Salvatore Mazzarella

Introduzione
The Gates Of Slumber sono un power trio statunitense, di Indianapolis per la precisione e Hymns è il loro quarto lavoro che esce per la Metal Blade in America e per la prima volta su Rise Above in Europa. Manowar meets Paul Chain!!! Con un comune denominatore che si chiama Black Sabbath Dio-era e con una spruzzata di Saint Vitus,epic doom 100% !!!

Resto del post
E potremmo chiudere la recensione qui. Ma forse ritenete doverosa una spiegazione: allora i Manowar li sentite nelle ritmiche, in particolare nelle parti cadenzate, d’altro canto già la copertina ed il titolo vi danno tutte le avvisaglie del caso…I Saint Vitus li sentite perché sempre di doom si tratta e le vocals sono esasperatamente (e disperatamente) declamatorie…I Black Sabbath ci vanno comunque perché le basi di cotanta meraviglia metallica si trovano tutte in Heaven & Hell e The Mob Rules…E Paul Chain ? Bè, ascoltate i fraseggi della chitarra solista e se conoscete qualcosa della produzione del chitarrista pesarese mi darete ragione, e l’ipotesi appena fatta non è del tutto avventata perché Karl Simon (voce, chitarra e leadership) nelle interviste ha mostrato di conoscere bene la scena epic doom del nostro paese (gruppi come Doomsword,Thunderstorm) e la Rise Above è l’etichetta di Lee Dorrian che come sapete ha un debole per l’artista nostrano.Comunque quello che abbiamo tra le mani è davvero un bel disco dove tutti i brani si fanno ascoltare con piacere: grande apertura con Chaos Calling…da headbanging profondo doom con Beneath The Eyes Of Mars, lunghissimo il viaggio tra le pieghe della cupa ma bellissima Descent Into Madness, il tutto per una produzione dai gusti retrò ma dannatamente potente…Serve altro ?

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sabato 23 gennaio 2010

DEATH SS - Back From The Grave



Intervista a: Steve Sylvester (vampiro, cantante, leader carismatico, grande vecchio del metallo italiano)
Articolo di: Michele Marinel

Sorvolo su qualunque forma di presentazione per una band semplicemente fondamentale per il panorama metallico italiano. Se non conoscete il combo pesaro-fiorentino vi consiglio caldamente di cospargervi di benzina, accendervi una paglia e poi (se ci riuscite) andare a documentarvi per colmare questa imperdonabile lacuna con la quale non si riesce a capire come abbiate potuto convivere fino ad oggi.
Detto questo avevamo lasciato Steve Sylvester e soci con un album apparentemente conclusivo, quel "7th Seal" che proprio le parole del leader della band ci aveva lasciato intendere come possible sigillo finale della carriera del gruppo. Le defezioni di alcuni membri ormai storici come Emil Bandera e Oleg Smirnoff lasciavano temere il peggio e invece l'inossidabile vampiro del metal italiano ha immesso nuove energie nella sua creatura e a sorpresa ha pubblicato un live pieno di amarcord ma che, allo stesso tempo, lascia qualche speranza per il futuro.
Introduzione

Ciao Steve, innanzitutto lasciami dire che è un piacere tornare a sapere che sei in attività. Ci avevi lasciati, all'indomani della pubblicazione di "The 7th Seal" con un grosso interrogativo riguardo al prosieguo dei Death SS. Cos'è successo in questo periodo?

All'indomani dell'uscita di "7th Seal" e dopo le due date da headliners all'Italian Gods of Metal e all'Headbangers Open Air tedesco, ho deciso di prendere una "pausa sabbatica" a tempo indeterminato. Dopo 30 anni il gruppo ha concluso un preciso ciclo vitale ed è giunto il momento di fermarsi per riordinare le idee. Ciò non significa necessariamente la fine dei DEATH SS: siamo sempre pronti a tornare sulle scene se e quando ci saranno le giuste combinazioni materiali e spirituali per farlo... Nel frattempo comunque non sono rimasto con le mani in mano. Mi sono dedicato al mio lavoro di grafico realizzando prodotti particolari per la Earmark e altre etichette, ho partecipato come attore ad un paio di film e alla fiction "L'ispettore Coliandro", ho scritto alcune colonne sonore e registrato due dischi (attualmente in fase di mixaggio) con due nuove band , gli Opus Dei e i Sancta Sanctotum... Come vedi sono sempre in frenetica attività!

Rispetto alla formazione che ha suonato nell'ultimo album oggi la line up della band è completamente rivoluzionata. Puoi riassumere per i nostri lettori come sono avvenuti (e perchè) gli split con gli ex componenti, in particolare con Emil Bandera e Oleg Smirnoff che militavano nella band fin dal suo ritorno sulle scene con "Do What Thou Wilt"?Com'è avvenuta la scelta dei nuovi componenti? E come mai hai scelto di tornare alla formazione a sei elementi che richiama alla memoria proprio il periodo di "DWTW"?

Oleg se ne andò dalla band perchè prese la decisione di staccarsi dalla musica per dedicarsi interamente ad un lavoro più sicuro e redditizio. Ovviamente non ho mai condiviso questa sua scelta, anche perchè era dotato di autentico talento, ma comunque non potei far altro che accettare la sua volontà. Fortunatamente nel frattempo si rese disponibile Freddy Delirio che aveva già militato nella band nel periodo 1995/96 e con lui si trattò quindi di una rimpatriata tra amici. Stessa cosa con Ross Lukather che è rientrato nella band sostituendo il dimissionario Dave Simeone con il quale avevamo invece avuto alcune divergenze professionali... Discorso a parte riguardo Emil Bandera che dopo più di 10 anni di militanza nella band stava sempre più accusando uno stato di "fermo creativo" e di mancanza di stimoli che ci ha portato ad una reciproca ed amichevole separazione. A quel punto decisi di accontentare la maggioranza dei nostri fans che da tempo chiedevano un ritorno alla formazione a due chitarre, sicuramente più di impatto in sede live. Così, dopo molte audizioni, sono entrati in formazione Francis Thorn e Al DeNoble, due ragazzi tecnicamente bravissimi e fantastici anche sul piano umano.

In termini umani ed artistici cos'hanno comportato questi cambiamenti e cosa comporteranno per i Death SS nel prossimo futuro?

In termini tecnici/artistici penso che questa line-up sia probabilmente la migliore che i DEATH SS abbiano mai avuto e anche sul piano umano c'è veramente un clima di grande stima ed amicizia tra tutti noi. Questo mi lascia ben sperare per un futuro ritorno dei DEATH SS...

Avete pubblicato un nuovo live album, registrato e filmato all'Italian Gods Of Metal dell'anno scorso. Com'è nata quest'idea?

L'idea di fare uscire una testimonianza della nostra esibizione come headliners all'Italian Gods of Metal scorso è nata principalmente dai fans che seguono il forum del nostro sito internet ufficiale. Avevamo già le registrazioni audio dal banco, che andavano solo selezionate e mixate. Non avevamo però le riprese video. Per questo abbiamo messo degli annunci proprio sul forum dei DEATH SS invitando tutti coloro che avevano fatto delle riprese bootleg della serata a inviarci il loro materiale. Alla fine abbiamo scelto e montato le riprese migliori che ci sono pervenute, dando la precedenza nella scaletta, alle canzoni che non avevano mai trovato precedentemente spazio in altri nostri DVD o CD live...

Il DVD/Disco è pubblicato dalla Live Global, della Live In Italy quindi sostanzialmente il live è prodotto dalla stessa società che ha organizzato il concerto. Questo tipo di operazione è già stata tentata all'estero, penso ai live tratti dal Roadburn, credi che sia un buon modo per legare gli eventi dal vivo al mercato discografico? Che tu sappia ci sono altri progetti simili in cantiere?

La Live sta iniziando da poco a cimentarsi anche nel mercato discografico e quindi questa proposta di ufficializzare su supporto ottico l'evento da loro patrocinato (seppure per una tiratura limitata di sole 2000 copie) è stata accolta con entusiasmo. Non so se la cosa avrà seguito o meno ma sono convinto che, soprattutto se il prodotto verrà venduto ad un prezzo molto ragionevole, si tratti di una buona idea sia per le band che per i fans.

Quel live in particolare riportava in scena tutto il repertorio classico della band, sia in termini musicali che scenografici. Questo periodico ritorno alle radici (era successo anche per il "God Of The Withces" tour) è funzionale alle vostre successive evoluzioni? Non hai mai sentito questa cosa un po' come una sconfitta del tuo percorso evolutivo?

No, perchè si tratta comunque di cose che fanno parte della nostra storia e del nostro bagaglio culturale.
Vista l'importanza delle show, abbiamo prima sondato a campione i fans che seguono i nostri siti internet per sapere da loro quali canzoni avrebbero gradito maggiormente ascoltare (e vedere). Ovviamente il repertorio classico.


Venendo proprio alle possibili evoluzioni: che progetti ci sono in casa Death SS? E per lo Steve Sylvester solista? Ci saranno mai nuovi dischi?

Per quanto riguarda i DEATH SS, come ti ho già accennato prima, al momento non ci sono progetti precisi. Anche come Steve Sylvester solista al momento non ho in programma di dare un seguito a "Mad Messiah". Comunque sono al lavoro su altre due formazioni che mi vedono protagonista, e ben presto potrai ascoltare nuove cose che mi riguardano anche se saranno piuttosto diverse dalle mie passate produzioni ....

Tralasciando per un momento la musica, com'è nata la collaborazione con i Manetti Bros che hanno utilizzato alcuni pezzi, vecchi e nuovi, dei Death SS per la colonna sonora della seconda serie de "L'Ispettore Coliandro"? Tu cosa ne pensi dell'utilizzo della tua musica in un contesto estetico così diverso da quello consueto per te e per la tua band? La serie ti è piaciuta?

Tempo fa venni contattato tramite il mio myspace da Marco Manetti che si dichiarò fan della band. La cosa mi fece molto piacere perchè avevo già avuto modo di vedere alcuni lavori dei Manetti Bros, ed ero rimasto colpito dalla loro carica ironica e fuori degli schemi. Ne nacque un'amicizia epistolare in seguito alla quale entrambi scoprimmo di avere in pratica le stesse radici culturale legate al cinema e ai fumetti "trash" italiani degli anni ‘70. La cosa portò ad una collaborazione e a partire dalla seconda stagione, tutte le puntate della loro fiction "L'ispettore Coliandro" avrebbe avuto al suo interno una o più canzoni dei DEATH SS. Visto poi il successo della serie stiamo tuttora continuando questa piacevole cooperazione.
Sono molto contento della cosa e non credo che il contesto sia poi così estraneo alle radici culturali della band. La serie scritta da Lucarelli è in alcuni versi molto estrema e fuori dell'ordinario e questo sicuramente ci accomuna....


Di recente è stato pubblicato un trailer del film "The Devil's Graal" in cui sei sia attore che curatore della colonna sonora, puoi darci qualche anticipazione riguardo a questo nuovo progetto?

E' un progetto nato dalla mia collaborazione con altri musicisti come Culto Prietsu (ex Mayhem) e Tsade (Guru of Darkness) e lo staff della Extreme Video. Al momento il film non è ancora terminato perché stiamo cercando ulteriori finanziamenti per poterlo completare degnamente. La sceneggiatura l'ho curata personalmente assieme al mio amico Antonio Bruschini, che ha già lavorato con Pupi Avati e Dario Argento. Non ti posso ancora svelare nulla sulla trama. Per il momento ti devi accontentare del promo che circola da qualche tempo sul web. Spero di poterlo far uscire entro la fine del 2010.



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mercoledì 20 gennaio 2010

DOOMRIDERS - Darkness Come Alive

Deathwish - 2009
Sludge, Death'n'roll, Hardcore
Da 1 a 10: This is Boston, not L.A.! (7,5)
Articolo di: Enrico De Domeneghi

Il secondo side-project di Nate Newton, oltre agli Old Man Gloom, è uno tra i pochi per cui un moniker differente da quello della band principale è gustificato. Leggi 'suono altre cose perchè mi piacciono davvero e non sfrutto il mio nome solo per guadagnarne in visibilità'. Che sia lui il perno dei Doomriders è poco ma sicuro -qui infatti lo troviamo alla chitarra e alla voce-, eppure nessuno dei 17 brani del disco potrebbe davvero essere inscritto nel suono Converge.

Parte diretto e scarno questo 'Darkness Come Alive', con due pezzi dall'attitudine rock'n'roll/sludge già testata nel buon album precente. Ma se in 'Black Thunders' le misure dovevano ancora essere prese del tutto, e Newton sperimentava anche delle vocals in pulito che forse non hanno mai davvero convinto, ecco che al secondo capitolo lo ritroviamo padrone di uno screaming molto più maturo, intervallato da una voce roca che ricorda quella di Chuck Ragan degli Hot Water Music. I testi, visionari, apocalittici e rabbiosi nei pezzi più tirati, si amalgamano bene ai vari frangenti di un disco molto curato nei dettagli, con tanto di vari intramezzi-raccordo tra i brani. I momenti migliori sono sicuramente nella parte centrale, dove spiccano 'Come Alive', 'Crooked Path', e la pesantissima 'Blood Avenger'. 'Bloodsuckers' da una scossa finale, brano veloce e robusto che ricorda i cugini Coliseum. Altri riferimenti a livello di suono potrebbero essere, in ordine sparso: Neurosis, Entombed, Baroness, l'heavy metal alla Maiden come il southern-core degli Every Time I Die. Il tutto condensato dalla sempre ottima produzione di Kurt Ballou, che come al solito riesce a dare profonda tridimensionalità ad un materiale già di per sè molto buono.

Approcciare un album Deathwish, comunque, significa dover affrontare un problema su vari fronti: musica, grafica, testi, persino i suoni scelti sono elementi funzionali. Voglio dire, certe cose Deathwish devono essere sporche e se così non fosse, tutto un intero sistema di significati verrebbe a cadere. Più che per ogni altra etichetta, qui si avverte l' importanza di un discorso continuo, fluido, di una comunicazione che sfrutta al massimo tutti i supporti possibili per farsi strada. E 'Darkness Come Alive' non fa eccezione. L'artwork sfrutta immagini ricorrenti: l'occhio, il triangolo che spesso lo iscrive, la figura umana scarnificata che non è semplicemente un teschio. E' un teschio a cui Thomas Hooper, l'autore della grafica principale, ha messo le rughe. E' 'teschio' come risultato di quanto narrato dal disco. Le lyrics (queste si, se vogliamo, sono congruenti ai temi cari ai Converge, 'phoenix' su tutto) esplorano il processo di raggiungimento di una catarsi che si guadagna da soli, sputando sangue e ritentando allo sfinimento. E' un teschio consumato, quindi, che ha visto molto e che si è trasformato per volontà propria, un teschio che non è mai stato così lontano dalla tamarraggine intrinsecamente legata a questo simbolo nel comune immaginario rock.

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venerdì 15 gennaio 2010

POISON THE WELL

Intervista a: Ryan Primack
Articolo di: Filippo Cattuzzo, Enrico De Domeneghi

Poison The Well. Tra i primi a seguire le coordinate metal hardcore, tra i pochi a mantenere credibilità in una scena che negli ultimi tempi ha perso di credibilità lei stessa. Ce li andiamo a vedere prima a Vicenza, in un Sabotage Bar meno affolato del solito, e la nuova formazione puzzle (il bassista e il chitarrista sono innesti datati 2008) ci convince. Filippo li segue a Bologna, seconda data del tour europeo con Rise Against e Thursday, per incontrare Ryan Primack, il chitarrista storico della band floridiana fresca dell'ultimo 'The Tropic Rot'.



Photo by DUZ images, Livorno.
http://myspace.com/poisonthewell



Ryan Primack, al centro nella foto, è uno dei tre superstiti della formazione originaria dei Poison The Well, nonchè, assieme a Aryeh Lehrer, membro fondatore della band. In precedenza chitarrista dei Where Fear And Weapons Meet (mebri di Against All Autority e Morning Again), e bassista dei Last Minute. Attualmente, nei live dei Poison The Well, suona una chitarra semiacustica. La classe non è acqua. E' veleno, infatti.




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giovedì 14 gennaio 2010

SAVIOURS - ACCELERATED LIVING



Kemado- 2009
Metal  
Da 1 a 10: Diamoci più da fare! (6)
Articolo di: Martina d'Errico

Premettendo che il genere proposto da questa band (heavy metal piuttosto classico con qualche incursione nello stoner) non si addice al mio gusto personale, cercherò comunque di giudicare i Saviours il più obiettivamente possibile e sfruttando le conoscenze (piuttosto sommarie a dire il vero) che ho della musica proposta.

La band, americana, ha già all'attivo due cd e due ep, ma parliamo ora di questo "Accelerated Living".Di postivo c'è sicuramente l'ottima esecuzione dei brani, con suoni aggressivi e potenti ma pulitissimi e le ottime capacità di strumentisti dei vari membri, specialmente per quanto riguarda le chitarre (vedi "Livin' In The Void", "F.G.T." tanto per citare due brani). Anche la voce del cantante è molto buona e adatta al genere proposto. Passando invece ai lati negativi, chi ha voglia di dare un ascolto veloce si scontrerà sicuramente con l'eccessiva durata dei pezzi (5 minuti in media, e non passano neanche tanto velocemente) e la poca particorità e originalità delle canzoni, sia tra di loro che confrontate con altri gruppi dello stesso genere: insomma, sa tutto di già sentito! Inoltre è difficile mantenere l'attenzione per tutta la durata del disco, che risulta troppo dispersivo e monotono, senza avere punti in particolare che venga voglia di risentire.Ennesimo gruppo che ha le capacità, ma deve svilupparle.

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BORNHOLM - March For Victory And Revenge



Vic Records - 2009
Black Metal (pagan & epic)
Da 1 a 10: apprezzabile (7)
Articolo di: Simone "M1" Landi

"March For Glory And Revenge" è il secondo disco per i bulgari Bornholm che mancavano dalla scena metal ormai da alcuni anni, era infatti il 2003 quando uscì "...On The Way Of The Hunting Moon", loro debutto su lunga distanza.

Quanto proposto dai ragazzi di Budapest è un black metal dalle tinte epiche legato a tematiche pagane in cui il lato estremo della proposta è sempre in primo piano, come è evidente nell'onnipresente screaming di Thorgor, a dir la verità non troppo espressivo. Ad enfatizzare però il lato più fiero sono spesso le tastiere, mai eccessivamente pompose ma comunque importanti, ad esempio i corni di "Where The Light Was Born (Thule Ultima A Sole Nomen Habens)" donano una marcia in più al pezzo. Tanto per dare un'idea delle coordinate stilistiche su cui si muovono i nostri come influenze dovrete pensare a quanto fatto da Thyrfing, Bathory e Sear Bliss (in special modo nella strumentale "Deconsecrating The Spear Of Destiny"). In un contesto epico/pagano/vichingo di questo genere non possono poi mancare certamente fierissimi i cori, soluzione tanto abusata quanto apprezzata dai fan.
Nel complesso abbiamo un album senza sbavature, compatto, che forse può perdere un po' di freschezza nella seconda parte quando le soluzioni iniziano a ripetersi e ad essere già note ma che i fan del genere potranno godere senza problemi.

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mercoledì 13 gennaio 2010

DEAD SWANS - The Sleepwalkers

Bridge Nine - 2009
Hardcore
Da 1 a 10: Non uccideranno, ma feriscono di sicuro.
(6/7)
Articolo di: Enrico De Domeneghi


Grafica ben fatta, etichetta stimata, e già si mette bene. Poi sali in macchina, infili il disco, e parti. Al primo pezzo ti ricordi subito degli Hope Conspiracy, di quell'accordo che stride lasciato andare a vuoto tra i drittoni tupatutupa. A Boston guardacaso quell'accordo strideva ancora di più. La Bridge Nine, l'etichetta della band, è di stanza nel Massachusset, e fin qui tutto torna. I Dead Swans no, però. I Dead Swans, forti di una nomination a Best British Newcomer da parte di Kerrang!, sono inglesi nel look e nella sostanza.

Ed è un debutto tanto di lusso quanto complicato il loro, perchè se i tuoi compagni di etichetta sono Death Before Dishonor, Strike Anywhere, Have Heart e H2O, per sopravvivere ti devi fare spazio a gomitate. E qui tutto sommato c'è da dar merito. 'The Sleepwalkers' è un primo lavoro sicuramente positivo. Robusto e veloce, chiaro nei suoi intenti hardcore fin da subito, che riesce persino a farsi perdonare qualche calo di tensione e una forma canzone che per forza di cose a volte può sembrare ripetitiva. Tra le miglior cose la produzione, che punta tutto sull'attitudine live della band e ve la risputa in faccia dritta, in high fidelity. Nessun lustrino, insomma, la Boston culla del cappuccio rivive discretamente in un lavoro (europeo, ndA) che fa del suo minimalismo e della sua chiarezza di intenti i principali punti di forza.

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martedì 12 gennaio 2010

MANOWAR - Hell On Earth V



Magic Circle - 2009
Metallo Con Le Mutande di Pelliccia!!!
Da 1 a 10: L'ennessima doppia mutandata di pelliccia... (6)
Articolo di: Michele Marinel

Cosa si può dire del quinto capitolo della saga Hell On Earth dei Manowar che non sia già stata detta le quattro volte precedenti? A occhio e croce direi nulla perciò sintetizzo il giudizio che spiegherò più avanti: si tratta di un doppio DVD tanto ben fatto quanto assolutamente inutile!

Un veloce commento tecnico:
come sempre dal punto di vista tecnico un prodotto confezionato dai Manowar ha ben poco di criticabile. Il doppio DVD in questione si concentra sugli ultimi 5 anni di carriera dei quattro newyorkesi, con riprese live da diversi paesi visitati dal "Death To The Infidels Tour". Bellissime riprese dello show turco, in un'ambientazione a dir poco suggestiva. Ottime le scene con figuranti in costume. Più che buona la resa sonora, anche se calante in qualche punto. Insomma niente da dire. Riporto di seguito i contenuti dei due DVD per chi fosse interessato.

DVD 1

1. Introduction
2. Loki God Of Fire - Opening Sequence
3. Hand Of Doom - Norway 2009
4. Die For Metal - Germany 2007
5. Turkey
6. Hail And Kill - Turkey 2005
7. Spain 2005
8. Sleipnir - Spain 2009
9. North America 2005
10. Thunder In The Sky - Magic Circle Festival III, Germany 2009
11. MANOWAR Rehearsal, Fans And Beer
12. Mountains - Germany 2007
13. Call To Arms - Finland 2009
14. Gloves Of Metal - Germany 2007
15. Greece 2007
16. Let The Gods Decide - Russia/Germany 2009
17. Czech Republic 2005 - 2007
18. The Ascension - Czech Republic 2005
19. Kings Of Kings - Czech Republic 2005
20. Germany 2007 - 2009
21. God Or Man - Magic Circle Festival III, Germany 2009
22. Father - Magic Circle Festival III, Germany 2009
23. Loki God Of Fire - Romania 2009
24. Demons, Dragons And Warriors Tour Documentary 2007
25. Sons Of Odin - Germany 2007
26. Glory, Majesty, Unity - Germany 2007
27. Gods Of War - Germany 2007
28. Army Of The Dead Part II - Germany 2007
29. Odin - Germany 2007
30. Hymn Of The Immortal Warrior - Germany 2007
31. End Credits
32. Immeasurable Punishment (bonus - after credits)


DVD2

33. Die For Metal Music Video
34. The Crown And The Ring - France 2009
35. The Ascension Orchestral Rehearsal - Czech Republic 2005
36. Gods Of War Album Documentary
37. Bulgarian Building
38. MANOWAR Cafe
39. Asgard Saga Documentary
40. Father Documentary
41. Highlights From The Death To Infidels Tour 2009
42. Magic Circle Festival III Documentary
43. Metal Moments


Un veloce commento sui contenuti :
Come sempre i DVD sono ricchi di materiale: interviste, video, siparietti a base di dichiarazioni di fedeltà da parte dei fan e tette al vento da parte delle fan, discorsi di Joey DeMaio sull'importanza di essere true e quant'altro... insomma, gira che ti rigira le cose sono più o meno sempre quelle. La nota positiva è che in questo doppio DVD potete trovare le esecuzioni live dei brani dell'ultimo full lenght "Gods Of War" e del recentissimo mini "Thunder In The Sky". Un punto che sarebbe a favore dell'opera, che non si limita a riproporre per l'ennesima volta una carrellata di classici, ma che diviene anche un suo punto debole visto che, diciamocelo, nè il disco nè il mini in questione sono dei capolavori, anzi! Mettiamoci anche che dal punto di vista delle esecuzioni live i nostri iniziano a risentire dell'età. Eric Adams non ha più la voce di un tempo, per quanto riesca ancora a sorprendere in certi passaggi, DeMaio invece sembra interessarsi sempre di più alle pose da messia del metallo più che al suo ruolo di drummer. Carl Logan è un ottimo chitarrista, niente da dire, ma è impersonale. Interessante invece la prova dietro le pelli di Donnie Hamzik, già drummer della band tra l'ottantuno e l'ottantatrè, riscoperto per sostituire Scott Columbus in sede live.

Un veloce commento sul valore dell'opera:
Negli ultimi 15 anni i Manowar hanno pubblicato 9 live (tra CD e DVD) a fronte di 3 studio album di qualità al quanto discutibile. Ora se qualcuno dubitasse del fatto che i paladini del vero metallo siano interessati soprattutto al metallo sonante proveniente dalle tasche dei loro fan questi numeri dovrebbero mettere la pulce nell'orecchio. Le conclusioni traetele da voi.

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domenica 10 gennaio 2010

ANDREA VALERI - Top 5 del 2009




I migliori 5 dischi del 2009


ROTERSAND "Random is Resistance"

AMORPHIS "Skyforger"

MASTODON "Crack the Skye"

DER BLAUE REITER " Nuclear Sun"

LUIGI RUBINO "A theme for the moon"


Da evitare come la peste


Nemico Pubblico, un film con le rapine più noiose della storia del cinema e l'ultimo album dei Theatre of Tragedy.

La domanda è: perchè?


Il libro da leggere


"La regola delle ombre" di Giulio Leoni e "Vera Cruz" di Valerio Evangelisti


Il film da vedere


Altra top 5. Sherlock Holmes, Terminator Salvation, Up, Bastardi Senza Gloria e Il Mio Vicino Totoro.






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GIULIANA LIANI – Top 5 del 2009


I migliori 5 dischi del 2009

WHITE LIES “To Lose My Life”

KATZENJAMMER KABARETT “Grand Guignol & Variétés”

THE BIRTHDAY MASSACRE “Show And Tell”

IANVA “Italia: Ultimo Atto"

SAMAEL “Above"


Da evitare come la peste

..l'ultimo album dei Depeche Mode. Niente di grave, se non una conclamata raccolta di pezzi di scarto degli ultimi tempi =)


Il libro da leggere


Del duemilanove poca roba mi ha colpita.. resterei sui vecchi classici di Irvine Welsh che tanto piacciono ai gggiovani d'oggi =)
"Colla" ed "Ecstasy" in primis.

Il film da vedere

“Amore 14", di F. Moccia.

...mannò dai, che scherzo :D

Quest'anno di filmz meritevoli ne ho visti a pacchi, ma usciti nel 2009 (in Italia) una cifra esigua. "Two Lovers" di James Gray può andare.

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DAVIDE POZZI - Top 5 del 2009





I migliori 5 dischi del 2009
KISS “Sonic Boom”
PEARL JAM “Backspacer”
ALICE IN CHAINS “Black Gives Way to Blue”
MEGADETH "Endgame”
LAMB OF GOD “Wrath”

Da evitare come la peste
“Skeletons In The Closet” dei Children Of Bodom, brutto quanto inutile.

Il libro da leggere
" Dove Vanno Le Iguane Quando Piove" di Antiniska Pozzi

Il film da vedere
" I Love Radio Rock", colonna sonora da brividi.


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ENRICO DE DOMENEGHI – Top 5 del 2009





I migliori 5 dischi del 2009
CONVERGE “Axe To Fall”
PROPAGANDHI “Supporting Caste”
SLAYER “World Painted Blood”
BARONESS “Blue Record”
AMIA VENERA LANDSCAPE “Ep”


Da evitare come la peste
La peste. E una buona metà di 'Mothra', Slowmotion Apocalypse.


Il libro da leggere
“Gang Bang” di Chuck Palahniuk, passabile introduzione all'autore. E poi subito a rileggere “Rabbia”.


Il film da vedere
“NOFX - Backstage Passport”. Sono un pessimo cinefilo, ma date un'occhiata a questo DVD se non l'avete già fatto.

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IGORRR TOSI – Top 5 del 2009

I migliori 5 dischi del 2009

CURRENT 93 "Aleph At Hallucinatory Mountain"
ZU "Carboniferus"
ONEIDA "Rated O"
SUNN O))) "Monoliths & Dimensions"
David SYLVIAN "Manafon"

Da evitare come la peste
I gruppi finti alternativi italiani

Il libro da leggere
“Matilde e i suoi tre padri” di Emidio Clementi

Il film da vedere
“Control”, di Anton Corbijn

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SIMONE LANDI - Top 5 del 2009










I migliori 5 dischi del 2009

ANAAL NATHRAKH “In The Constellation Of The Black Widow”
MARDUK “Wormwood”
BEYOND YE GRAVE “Raping The Creation Of God”
HANDFUL OF HATE “You Will Bleed”
DARK FUNERAL “Angelus Exuro Pro Eternus”


Da evitare come la peste

"All Shall Fall" degli Immortal (nomen omen?) e quella porcheria di "A-Lex" di Andreas Kisser e soci (mi rifiuto di chiamarli Sepultura).

Il libro da leggere

Le avventure di Conan di Robert E. Howard, sono senza tempo, buone per tutti gli anni.


Il film da vedere

"Inglorious Bastard" non mi ha fatto impazzire ma merita di essere visto comunque il lavoro di Tarantino.




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MICHELE MARINEL – Top 5 del 2009




I migliori 5 dischi del 2009

MEGADETH “Endgame”
NILE “Those Whom The God Detest”
SLAYER “World Painted Blood”
ANTI FLAG “The People And The Gun”
HATEBREED “Hatebreed”

Da evitare come la peste
Il pessimo ritorno degli Immortal e la trilogia “La Genesi di Shannara” di Terry Brooks.

Il libro da leggere
“Tortuga” di Valerio Evangelisti

Il film da vedere
“Wathchmen”, un bel riadattamento del fumetto originale.

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MARTINA D'ERRICO - Top 5 del 2009


I migliori 5 dischi del 2009


MUSE "The Resistance"

GUNFIRE 76 "Casualties And Tragedies"

PLACEBO "Battle For The Sun"

THE 69 EYES "Back In Blood"

DEATHSTARS "Night Electric Night"



Da evitare come la peste

Il nuovo di Manson.. non come la peste dai, però è stato piuttosto deludente.



Il libro da leggere

"Miserere" di Jean Cristophe Grangè



Il film da vedere



"Nemico Pubblico" con Johnny Depp e (soprattutto) Christian Bale, assolutamente!



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sabato 9 gennaio 2010

STEFANO cece GARDELLI - Top 5 del 2009


I migliori 5 dischi del 2009

MEG & DIA “Here, Here And Here”

SCHOOL BOY HUMOR “School Boy Humor”

DASHBOARD CONFESSIONAL “Alter The Ending”

SHERWOOD “QU”

THE ACCADEMY IS… “Lost In Pacific Time”


Da evitare come la peste

Perché ascoltarsi oltre 40 minuti di “The Resistence” dei Muse quando si può andare in bagno e sbrigarsela in 5


Il libro da leggere

“Suck! Una Storia d’amore di Cristopher Moore

Il film da vedere

“We’re The Wild Things Are” di Spike Jonze, incredibile adattamento di un famoso libro per bambini


Resto del post

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venerdì 8 gennaio 2010



Inside Out - 2009

progressive metal/progressive rock
Da 1 a 10: Eccellente (10/10)
Articolo di: Salvatore Mazzarella

Incredibile!!!Stratosferico!!!Eccezionale!!! Sto esagerando? Bè…provate ad ascoltare questo disco e vediamo? Solitamente quando quattro musicisti del calibro di Mike Portnoy,Pete Trewavas,Roine Stolt e Neal Morse si staccano temporaneamente dalle loro band principali per suonare assieme si parla di side project di lusso,messo su sicuramente per produrre buona musica ma anche, e perché no, per arrotondare…

Ed è proprio quello che ognuno di noi ha pensato quando i nostri hanno rilasciato il primo album nel 2000, il secondo nel 2001 con relativi live cd e dvd!!! Signori miei non è questo il caso…Abbiamo aspettato otto anni per avere tra le mani quello che è un autentico capolavoro prog. I quattro musicisti hanno atteso il tempo giusto per ritrovarsi con rinnovato entusiasmo e con la voglia di essere una vera e propria band che respira autonomamente. E’ proprio questa la prima sensazione che ci assale durante l’ascolto: quella di avere di fronte un gruppo coeso dove le influenze delle bands di provenienza sono percettibili solo perché sappiamo che esistono…Piuttosto quelle che si odono senza essere citate apertamente sono le influenze di chi ha fatto la storia del prog, come Yes,Genesis,King Crimson ma anche Kansas nei momenti più aor e Beatles nei cori…Credetemi, è un piacere sentire Mike Portnoy con uno stile molto misurato, a servizio delle composizioni, senza strafare e dove il virtuosismo e l’esperienza vengono fuori sempre al momento giusto. Come immensa è la prova degli altri tre musicisti sempre secondo i canoni descritti per il drummer dei Dream Theater. Il lavoro è costituito da un unico brano che si snoda in dodici parti con temi musicali che si ripetono e tengono sempre desta l’attenzione dell’ascoltatore lasciandolo con la voglia di ripremere il tasto Play alla fine del disco. Nessuna esitazione…da avere!!!

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FALLEN WITHIN - Intoxictaed


Coroner - 2009
Math pop metal
Da 1 a 10: NO! (4)
Articolo di: Michele Marinel


Cito (più o meno) dalla biografia della band:
"I Fallen Within sono una band di Atene nata nel 2003 ad opera del chitarrista Gio S. Il gruppo appartiene a quel genere di metal influenzato principalmente dal metalcore americano e dalla scena melodica scandinava, avendo anche elementi sperimentali, progressivi e molto altro ancora".


Traduco per i non addetti ai lavori: pur proveniend da una terra che ha dato molto al metal, soprattutto a quello estremo, negli anni '90, questi giovani greci non trovano di meglio da fare che spiattellarci su CD dieci pezzi che, per la maggior parte del tempo, scimmiottano i Meshuggah.
"Intoxicated" è un debut album, è anche ovvio che presenti delle ingenuità, dei riferimenti a volte sfacciatamente evidenti, insomma cose che in un album sarebbero pesanti difetti ma che, in un debut, potrebbero anche essere perdonati. Il fatto è che un disco di debutto dovrebbe dimostrare anche le capacità che una band dovrebbe essere in grado di sviluppare in futuro. Ecco, questo manca completamente.
I Fallen Within sono già strumentalmente maturi, come spesso accade oggi agli esordienti, ma peccano grandemente dal punto di vista dell'ispirazione. I brani "meshuggah-style" sono come prevedibile abbastanza pesanti da digerire. I pezzi che funzionano di più sono quelli basati su un'impostazione melo-death, decisamente più fruibili benchè banalotti.
Il tutto è ammorbato da inserti di clean vocals che ricordano (ci ho messo un po' per realizzarlo) gli Him in versione NON dark, quinid immaginatevi un pezzo di metal pesantissimo inframezzato da un Ville Valo in versione pop.
Ammetto che la voglia di fare qualcosa di diverso dal "solito" metalcore ci sia, ma questo non basta, da solo, a risollevare le sorti di un disco come questo.

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giovedì 7 gennaio 2010

DISARMONIA MUNDI – The Isolation Game


Coroner - 2009
Melodeath in fiamme
Da 1 a 10: Più realisti del Re, più infiammati degli In Flames (5)
Articolo di: Michele Marinel

I Disarmonia Mundi giungono, a stretto giro dalla ristampa del primo album, al loro quarto lavoro sulla lunga distanza. Purtroppo l'ennesima delusione.

E' proprio il confronto con l'esordio che mette fuori gioco questo disco, come i precedenti. Devo ammettere che se i Disarmonia Mundi fossero stati un cavallo da corsa, all'uscita del primo Nebularium, avrei puntato tutto su di loro, mi sarei giocato anche le mutande. E sarei rimasto nudo come un verme.
Il progetto retto con pugno di ferro dal tutto fare Ettore Rigotti (che suona e canta praticamente tutto tranne il growl, affidato a Claudio Ravinale) si è arenato sugli stilemi del death melodico di seconda generazione, che vede nei suoi capisaldi gli In Flames post "Clayman" e i Soilwork a partire da "Natural Born Chaos".
Nulla da ridire sullo stile che, di per se, ha anche riservato alcune belle sorprese in passato, ma ascoltando "The Isolation Game" sono proprio i nomi dei due numi tuteleari del genere che tornano continuamente e ossessivamente alla mente. Una sensazione fastidiosa che attanagliava già nei precedenti lavori e che oggi si tramuta in qualcosa di intollerabile.
Si badi bene, il giudizio tecnico sull'album non può che essere positivo, cosa che salva il disco da una ben peggiore stroncatura, ma è a livello contenutistico che proprio non ci siamo. Rigotti è un ottimo strumentista, ineccepibile alle chitarre e al basso, buono con la batteria, un po' da rivedere nel cantato, mentre Ravinale è un discreto screamer, sebbene fin troppo vicino nell'approccio allo stile di Anders Friden (e chi sennò?). Il disco è suonato bene, registrato in maniera professionale, con buoni suoni e con un'esecuzione senza sbavature, ma le composizioni sono impersonali, gli ennesimi frantumi delle promesse fatte ad inizio carriera.
"The Isolation Game" non è un brutto disco, semplicemente è un disco che non da nulla di suo, appetibile solo dai fan delusi dagli ultimi dischi di In Flames e Soilowrk.

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mercoledì 6 gennaio 2010

CANIS DIRUS - A Somber Wind From A Distant Shore



Moribund Records - 2009
Black Metal (oltre le limitazioni del depressive)
Da 1 a 10: Non "esplode" mai del tutto ma offre spunti di sicuro interesse (7)
Articolo di: Simone "M1" Landi

Wikipedia ci informa che il "Canis dirus", letteralmente "cane terrificante", è stato un mammifero carnivoro vissuto durante il Pleistocene fra i 200.000 ed i 10.000 anni fa e somigliante nelle fattezze ad un lupo. Questo è però anche il nome scelto da un duo americano originario di Plymouth (Minnesota) per la propria band e "A Somber Wind From A Distant Shore" è la prima testimonianza musicale da loro rilasciata.

Black metal piuttosto ortodosso e "zanzaroso" dalle atmosfere depressive sulla scia di Beatrik o Forgotten Tomb si fonde a passaggi melodici, stacchi con voce pulita e arpeggi che strizzano l'occhio ad un approccio più moderno alla materia, proposto per esempio dai britannici Fen ma senza sfociare nel post rock. Il mood dominante è ricco di odio e sofferenza ed enfatizzato dallo scream strozzato di RH che alla lontana può ricordare quello di Nattramn, mente del progetto Silencer. Qua e là spuntano inserti spiazzanti come il momento quasi liturgico con annesso uso di organo e voce pulita di "Garden Of Death" o il passaggio dai tratti progressivi di "Joyless And The Self Fulfilling Prophecy". Ad eccezione di intro ed outro i brani si snodano su durate importanti, dieci minuti di media, e tempi mai veloci pur se l'incipit furioso e caotico di "In The Season Of The Shadows" è parecchio lanciato.
Nel complesso le canzoni sono piuttosto buone ma non riescono ancora a catturare del tutto, ad imprigionare l'ascoltatore nelle proprie spirali senza speranza di fuga, ma considerando che abbiamo a che fare con un debutto ci sono tutti gli elementi per un futuro lavoro di spessore. La Moribund Records potrebbe aver pescato l'ennesimo gruppo interessante, da affiancare a Krohm e Merrimack.

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lunedì 4 gennaio 2010

SAATTUE - Vuoroveri




Spikefarm - 2009
Metal (e basta)
Da 1 a 10: 6 (d'incoraggiamento)
Articolo di: Martina d'Errico

I finlandesi Saattue tornano con un secondo cd a distanza di un anno dal debutto, proponendoci 8 pezzi di metal granitico, moderno ma in un certo senso "classico". La traccia di apertura, nonchè primo singolo estratto, "Vapahtaja", ospita fra l'altro Alexi Laiho (dei Children Of Bodom, come tutti saprete) alla chitarra, Pasi Koskinen degli Ajattara ai cori e Aapo Romu dei Vanguard al violino

I pezzi sono tutti molto corposi e con la loro durata (il più corto 5 minuti) piaceranno a chi ama canzoni lunghe piene di evoluzioni e con le chitarre che la fanno da protagoniste. "Born Out Of Sin" è un pezzo più delicato, cantato da una voce femminile che gli dona un'atmosfera sognante e vagamente romantica, mentre per il resto i pezzi si muovono sempre sullo stile metal "duro e puro", con ritmiche possenti e suoni corposi. Purtroppo alla lunga la miscela è la solita, anche se eseguita ottimamente sia per quanto riguarda gli strumenti, che la voce e la produzione, pulita e ordinata. Tuttavia è difficile riuscire a imprimersi in mente questo o quell'altro brano, poichè sono tutti molto simili tra loro e i testi in finlandese non aiutano a renderli di più facile presa per l'ascoltatore. Inoltre, gli ultimi due pezzi durano la bellezza di 9 minuti, il che li rende veramente dispersivi data appunto la mancanza di una particolarità che faccia venire voglia di risentirli.Le capacità ci sono, ma vanno tirate fuori.

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ALKOHOLIZER – Drunk or Dead...



Punishment18 - 2009
Thrash Sardo Doppio Malto
Da 1 a 10: Si poteva fare meglio (4)
Articolo di: Michele Marinel

Proprio l'altro giorno parlavo con un collega del fatto che non si può fare critica in base ai propri gusti, ma bisogna cercare di avere criteri il più possibile oggettivi, perciò apro con una considerazione personale: a me il disco è piaciuto, però gli ho dato 5 lo stesso!

Gli Alkoholizer sono sardi e hanno fondamentalmente due fedi: il thrash e la birra! Fin qua tutto ok, anzi, massimo supporto. Questo loro primo album è un disco senza troppe pretese o velleità: nove pezzi di thrash metal vecchia scuola, con un occhio alla Bay Area di inizio anni '80 e l'altro alla Germania di qualche anno dopo. Una forma di strabismo che, di per se, ci piace e non poco. L'intento primario della band sembra soprattutto quello di fare un gran casino e di cantare a squarciagola il proprio amore per l'alcol, per la propria terra, per il thrash e via dicendo. Il disco è suonato discretamente, anche se prodotto in maniera davvero discutibile. Ok che il thrash non va rifinito troppo altrimenti perde la sua genuinità, però nemmeno troppo poco. Personalmente ho trovato molto piacevoli diversi pezzi, soprattutto grazie alla caratterizzazione di cori sguaiati, a metà tra la curva da stadio e il pub verso le 3 di notte, davvero gustosi. Dal lato prettamente musicale i riff e le ritmiche sono avvinghiati ai canoni del genere, con qualche trovata particolarmente piacevole in certi fraseggi, mentre risulta un po' forzata la tendenza della band a spingere sempre sull'acceleratore anche quando potrebbe farne a meno. L'attitudine scanzonata e festaiola poi è divertente, non lo si può negare, ma questa, unita ad un approccio thrash un po' convenzionale, richiama alla mente i Tankard ad ogni brano.
Unun disco che può piacere ai thrasher più incalliti ma che difficilmente può avere altro pubblico (ammesso che desideri averlo). Inoltre questi ragazzi devono davvero cercare di migliorare a livello di sound, perchè le potenzialità per fare del buono si intuiscono ma al momento gli standard non sono affatto sufficienti.

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sabato 2 gennaio 2010

SLOWMOTION APOCALYPSE - Mothra


Scarlet - 2009
Math-Metal-Pos-Core (Più o Meno)
Da 1 a 10: In progress (5)
Articolo di: Michele Marinel

Gli Slowmotion Apocalypse sono una delle migliori realtà nel panorama metalcore tricolore, da sempre alfieri di uno stile pesante ed incalzante, figlio del death metal quando delle passate esperienze hardcore di alcuni membri della band, in bilico tra le nuove tendenze (mi ruffiani però) e un approccio da calci in bocca stile At The Gates. Questo almeno in passato...


Oggi la band pordenonese è cresciuta. Ha prima lasciato la Scarlet, se n'è andata negli Stati Uniti , si è prodotta questo nuovo album, è tornata in Italia e dopo essersi riconciliata con la sua vecchia etichetta, ha pubblicato questo terzo album che rompe decisamente con il passato.
Dimenticate l'approcci diretto di cui parlavo prima, i nostri hanno deciso di mescolare le carte in tavola, forse stufi del solito tu pa tu pa, e si cimentano in brani intricati, dai riff circolari, figli un po' del death tecnico e un po' del post core, il tutto su ritmiche decisamente più arzigogolate che in passato.
Il risultato è un disco sicuramente più articolato dei suoi predecessori, ma anche più pesante nella fruzione e l'obiettivo di aprirsi stilisticamente è riuscito solo a metà.
Il problema di Mothra è che suona forzato in parecchie sue parti, con riff ripetuti fin troppo a lungo. La ricerca di nuove soluzioni, la volontà di cambiare, di sperimentare, di mettersi in gioco e pure di rischiare è meritoria. Non c'è dubbio che gli Slowmotion avrebbero potuto adagiarsi sugli allori contando sulla fedeltà di una solida fanbase, non l'hanno fatto e questo gli va riconosciuto, ma il giudizio sui risultati non può fermarsi ai buoni propositi.
Certo ci sono ottimi episodi come l'iniziale Caterpillar, uno dei brani più d'impatto del disco, o il thrash'n'roll di "What A Rockin' Heavy Metal Get-Up, Dude!" in bilico tra Motorhead e Sodom (!!!), decisamente gustosa anche se assolutamente fuori contesto. Gli altri brani sono ricchi di spunti, a volte anche troppo ricchi e per questo appesantiti, faticosi.
Per carità, tanto di cappello alla prova dei musicisti. Il disco è suonato davvero egregiamente, ottimamente prodotto e senza dubbio tecnicamente ineccepibile. Arrivarci in fondo però è una sudata!
L'auspicio è che Mothra segni un momento di passaggio tra quello che la band è stata e quello che sarà in un futuro che gli auguriamo radioso.

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