domenica 18 aprile 2010

TRIPTYKON – Eparistera Daimones

Century Media - 2010
Avantgarde:Extreme:Genio
Da 1 a 10: (10)
Articolo di: Michele Marinel

Bisogna stare attenti con Thomas Gabriel Fisher, l'artista svizzero ci ha abituati a grandi balzi in avanti come fece ai tempi con i suoi (seppur rozzi) Hellhammer o con i primi grandissimi Celtic Frost, come a sonori capitomboli come con gli ultimi album della prima incarnazione della sua formazione più nota, a svarioni non indifferenti come quello a nome Apollyon Sun, e a grandi resurrezioni come accadde con il ritorno sulle scene dei Frost qualche anno fa.

Ora diciamocela tutta, chi non ha pensato che il nostro beniamino si fosse di nuovo sputtanato abbandonando di nuovo i CF e facendoli nuovamente naufragare nell'blio dopo un ritorno con i controcazzi con lo splendido "Monotheist". Al sottoscritto il dubbio era venuto e penso anche a voi.
Quando annunciò il ritorno sulle scene con una nuova band la speranza era tanta, la preoccupazione anche. Ora che ci ritroviamo in mano il primo vagito dei suoi nuovi Triptykon possiamo tirare un sospiro di sollievo: questo disco è una bomba!
Inutile stare qua a spiegarvi questo lavoro pezzo per pezzo, sarebbe svilente per un'opera del genere. Basti sapere che questo progetto musicale è realmente la prosecuzione della migliore tradizione celticfrostiana e anche qualcosa di più, una riesumazione di tutto ciò che è stato Fisher in musica, dagli Hellhammer in avanti, driblando le cazzate fatte in passato e portandosi dietro la propria eredità migliore, ma allo stesso tempo proiettandosi in avanti.
Indefinibile a livello stilistico "Eparistera Daimones" racchiude in se tutto ciò che è stato il metal estremo dai suoi albori ad oggi, nella sua veste più genuina. E' un lavoro gotico nel senso di oscuro ma anche per quella che potremmo definire una sorta di elevazione spirituale inversa, un inabissarsi nei meandri più profondi del malessere e dell'angoscia. E' black per il suo essere un monolite nero che si erge minaccioso sull'ascoltatore, una massa dalla superficie scabra che inghiotte ogni luce ed ogni speranza. E' death per la sua forza, per il suo impatto, per la capacità di travolgere quando si accelera. E' doom per il suo suono mastodontico e per il suo incedere pachidermico e funereo nei momenti in cui si rallenta. E' tutto questo e niente di tutto ciò perchè in realtà riconoscerete poco o nulla del black, del death o del gothic o del doom per come siete abituati ad intenderli, eppure ci sono, perchè in realtà è stato quest'uomo a inventarsi quasi tutto e a stravolgere i canoni da lui stesso imposti, forgiando quello che probabilmente è stato in assoluto il primo gruppo avantgarde della storia del metal e che nei Trypticon trova il suo prosieguo.
Un disco ai limiti della perfezione se avete lo stomaco e la capacità di affrontarlo dall'inizio alla fine (e non è poco), impreziosito da una confezione curatissima e dallo splendido artwork concesso dal grande Giger.
Più che un disco un'esperienza... che vi farà male. Soffrite!

Nessun commento:

Posta un commento