mercoledì 10 marzo 2010

FEAR FACTORY - Mechanize


AFM - 2010
Industrial Metal
Da 1 a 10: 9/10
Articolo di: F. Paolo Micciche'



Ci sono voluti cinque anni di attesa, di cui l'ultimo speso tra beghe legali sul nome e sui diritti, prima di riportare a galla il nome dei Fear Factory.
Non che gli statunitensi pionieri di un industrial a tratti estremo siano mai stati dimenticati, ma un album del genere fa la sua (s)porca figura, a maggior ragione in un periodo in cui i grandi nomi sembrano non voler produrre più qualcosa di soddisfacente.

A dire la verità ero a digiuno da questo gruppo da qualche anno, e ho dovuto passare l'ultimo mese ad ascoltare SOLO ED ESCLUSIVAMENTE i loro lavori, per poter capire quanto sia importante la loro ultima fatica.
La prima cosa che si nota in Mechanize è il ritorno in pompa magna di Dino Cazares, supportato alle pelli dall'ex Strapping Young Lad Gene Hoglan: l'apporto in stile Death Metal di Hoglan condisce di violenza le ritmiche pulsanti della Ibanez di Cazares, basti sentire la title-track stessa o "Powershifter", tanto per citarne un paio.
La voce di Burton C. Bell, altra anima dei Fear Factory, sa essere sia leggera (per quanto di leggero possa esserci nei FF...) in un pezzo come "Designing the enemy", sia mastodontica e brutale in "Fear Campaign", o in "Industrial Discipline", dove la timbrica di Bell si alterna tra urla sovrumane ed esibizione pulita, ma sono "Oxidizer" e "Controlled Demolition" i pezzi che segnano la rottura definitiva con il passato meno remoto: in puro stile Fear Factory dell'epoca "Obsolete", sembrano voler dimenticare i precedenti esperimenti in stile new-metal della reggenza di Olde-Wolbers.

Lungi dal definire il ritorno di fiamma tra Cazares e Bell una manovra commerciale dedicata a richiamare a sè la folta schiera di fans che si meritano, con "Mechanize" ci troviamo di fronte non ad un album qualsiasi dunque, ma IL (e lo scrivo in maiuscolo) tanto atteso resurgam dall'oblio e dalla povertà creativa: il combo statunitense torna schiaffeggiandoci con 45 minuti di sonorità spietate che lasciano l'ascoltatore senza respiro, supportate dal classico songwriting dal quale non trapela alcuna positività, in un ritratto di un mondo meccanizzato e senza speranze nel quale tutto è affidato alle macchine.

Bentornati nell'inferno.

Questa la Tracklist:

01. Mechanize
02. Industrial Discipline
03. Fear Campaign
04. Powershifter
05. Christploitation
06. Oxidizer
07. Controlled Demolition
08. Designing The Enemy
09. Metallic Division
10. Final Exit


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