giovedì 7 gennaio 2010

DISARMONIA MUNDI – The Isolation Game


Coroner - 2009
Melodeath in fiamme
Da 1 a 10: Più realisti del Re, più infiammati degli In Flames (5)
Articolo di: Michele Marinel

I Disarmonia Mundi giungono, a stretto giro dalla ristampa del primo album, al loro quarto lavoro sulla lunga distanza. Purtroppo l'ennesima delusione.

E' proprio il confronto con l'esordio che mette fuori gioco questo disco, come i precedenti. Devo ammettere che se i Disarmonia Mundi fossero stati un cavallo da corsa, all'uscita del primo Nebularium, avrei puntato tutto su di loro, mi sarei giocato anche le mutande. E sarei rimasto nudo come un verme.
Il progetto retto con pugno di ferro dal tutto fare Ettore Rigotti (che suona e canta praticamente tutto tranne il growl, affidato a Claudio Ravinale) si è arenato sugli stilemi del death melodico di seconda generazione, che vede nei suoi capisaldi gli In Flames post "Clayman" e i Soilwork a partire da "Natural Born Chaos".
Nulla da ridire sullo stile che, di per se, ha anche riservato alcune belle sorprese in passato, ma ascoltando "The Isolation Game" sono proprio i nomi dei due numi tuteleari del genere che tornano continuamente e ossessivamente alla mente. Una sensazione fastidiosa che attanagliava già nei precedenti lavori e che oggi si tramuta in qualcosa di intollerabile.
Si badi bene, il giudizio tecnico sull'album non può che essere positivo, cosa che salva il disco da una ben peggiore stroncatura, ma è a livello contenutistico che proprio non ci siamo. Rigotti è un ottimo strumentista, ineccepibile alle chitarre e al basso, buono con la batteria, un po' da rivedere nel cantato, mentre Ravinale è un discreto screamer, sebbene fin troppo vicino nell'approccio allo stile di Anders Friden (e chi sennò?). Il disco è suonato bene, registrato in maniera professionale, con buoni suoni e con un'esecuzione senza sbavature, ma le composizioni sono impersonali, gli ennesimi frantumi delle promesse fatte ad inizio carriera.
"The Isolation Game" non è un brutto disco, semplicemente è un disco che non da nulla di suo, appetibile solo dai fan delusi dagli ultimi dischi di In Flames e Soilowrk.

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