mercoledì 20 gennaio 2010

DOOMRIDERS - Darkness Come Alive

Deathwish - 2009
Sludge, Death'n'roll, Hardcore
Da 1 a 10: This is Boston, not L.A.! (7,5)
Articolo di: Enrico De Domeneghi

Il secondo side-project di Nate Newton, oltre agli Old Man Gloom, è uno tra i pochi per cui un moniker differente da quello della band principale è gustificato. Leggi 'suono altre cose perchè mi piacciono davvero e non sfrutto il mio nome solo per guadagnarne in visibilità'. Che sia lui il perno dei Doomriders è poco ma sicuro -qui infatti lo troviamo alla chitarra e alla voce-, eppure nessuno dei 17 brani del disco potrebbe davvero essere inscritto nel suono Converge.

Parte diretto e scarno questo 'Darkness Come Alive', con due pezzi dall'attitudine rock'n'roll/sludge già testata nel buon album precente. Ma se in 'Black Thunders' le misure dovevano ancora essere prese del tutto, e Newton sperimentava anche delle vocals in pulito che forse non hanno mai davvero convinto, ecco che al secondo capitolo lo ritroviamo padrone di uno screaming molto più maturo, intervallato da una voce roca che ricorda quella di Chuck Ragan degli Hot Water Music. I testi, visionari, apocalittici e rabbiosi nei pezzi più tirati, si amalgamano bene ai vari frangenti di un disco molto curato nei dettagli, con tanto di vari intramezzi-raccordo tra i brani. I momenti migliori sono sicuramente nella parte centrale, dove spiccano 'Come Alive', 'Crooked Path', e la pesantissima 'Blood Avenger'. 'Bloodsuckers' da una scossa finale, brano veloce e robusto che ricorda i cugini Coliseum. Altri riferimenti a livello di suono potrebbero essere, in ordine sparso: Neurosis, Entombed, Baroness, l'heavy metal alla Maiden come il southern-core degli Every Time I Die. Il tutto condensato dalla sempre ottima produzione di Kurt Ballou, che come al solito riesce a dare profonda tridimensionalità ad un materiale già di per sè molto buono.

Approcciare un album Deathwish, comunque, significa dover affrontare un problema su vari fronti: musica, grafica, testi, persino i suoni scelti sono elementi funzionali. Voglio dire, certe cose Deathwish devono essere sporche e se così non fosse, tutto un intero sistema di significati verrebbe a cadere. Più che per ogni altra etichetta, qui si avverte l' importanza di un discorso continuo, fluido, di una comunicazione che sfrutta al massimo tutti i supporti possibili per farsi strada. E 'Darkness Come Alive' non fa eccezione. L'artwork sfrutta immagini ricorrenti: l'occhio, il triangolo che spesso lo iscrive, la figura umana scarnificata che non è semplicemente un teschio. E' un teschio a cui Thomas Hooper, l'autore della grafica principale, ha messo le rughe. E' 'teschio' come risultato di quanto narrato dal disco. Le lyrics (queste si, se vogliamo, sono congruenti ai temi cari ai Converge, 'phoenix' su tutto) esplorano il processo di raggiungimento di una catarsi che si guadagna da soli, sputando sangue e ritentando allo sfinimento. E' un teschio consumato, quindi, che ha visto molto e che si è trasformato per volontà propria, un teschio che non è mai stato così lontano dalla tamarraggine intrinsecamente legata a questo simbolo nel comune immaginario rock.

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