sabato 2 gennaio 2010

SLOWMOTION APOCALYPSE - Mothra


Scarlet - 2009
Math-Metal-Pos-Core (Più o Meno)
Da 1 a 10: In progress (5)
Articolo di: Michele Marinel

Gli Slowmotion Apocalypse sono una delle migliori realtà nel panorama metalcore tricolore, da sempre alfieri di uno stile pesante ed incalzante, figlio del death metal quando delle passate esperienze hardcore di alcuni membri della band, in bilico tra le nuove tendenze (mi ruffiani però) e un approccio da calci in bocca stile At The Gates. Questo almeno in passato...


Oggi la band pordenonese è cresciuta. Ha prima lasciato la Scarlet, se n'è andata negli Stati Uniti , si è prodotta questo nuovo album, è tornata in Italia e dopo essersi riconciliata con la sua vecchia etichetta, ha pubblicato questo terzo album che rompe decisamente con il passato.
Dimenticate l'approcci diretto di cui parlavo prima, i nostri hanno deciso di mescolare le carte in tavola, forse stufi del solito tu pa tu pa, e si cimentano in brani intricati, dai riff circolari, figli un po' del death tecnico e un po' del post core, il tutto su ritmiche decisamente più arzigogolate che in passato.
Il risultato è un disco sicuramente più articolato dei suoi predecessori, ma anche più pesante nella fruzione e l'obiettivo di aprirsi stilisticamente è riuscito solo a metà.
Il problema di Mothra è che suona forzato in parecchie sue parti, con riff ripetuti fin troppo a lungo. La ricerca di nuove soluzioni, la volontà di cambiare, di sperimentare, di mettersi in gioco e pure di rischiare è meritoria. Non c'è dubbio che gli Slowmotion avrebbero potuto adagiarsi sugli allori contando sulla fedeltà di una solida fanbase, non l'hanno fatto e questo gli va riconosciuto, ma il giudizio sui risultati non può fermarsi ai buoni propositi.
Certo ci sono ottimi episodi come l'iniziale Caterpillar, uno dei brani più d'impatto del disco, o il thrash'n'roll di "What A Rockin' Heavy Metal Get-Up, Dude!" in bilico tra Motorhead e Sodom (!!!), decisamente gustosa anche se assolutamente fuori contesto. Gli altri brani sono ricchi di spunti, a volte anche troppo ricchi e per questo appesantiti, faticosi.
Per carità, tanto di cappello alla prova dei musicisti. Il disco è suonato davvero egregiamente, ottimamente prodotto e senza dubbio tecnicamente ineccepibile. Arrivarci in fondo però è una sudata!
L'auspicio è che Mothra segni un momento di passaggio tra quello che la band è stata e quello che sarà in un futuro che gli auguriamo radioso.

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