lunedì 8 febbraio 2010

OVERKILL - Ironbound

Nuclear Blast - 2010
Thrash Metal (Old School)
Da 1 a 10: Capolavoro (10)
Articolo di: Davide Pozzi



Signore e signori “Ironbound” il disco dell’anno! Lo so come premessa potrebbe risultare leggermente eccessiva e azzardata, questo però solo se a giudicare è chi ancora non ha avuto il piacere d’ascoltare la nuova prodezza musicale di Bobby Ellsworth e soci. A distanza di tre anni dall’ottimo “Immortalis” tornano gli americani Overkill e lo fanno alla grande, sfornando un disco immenso, praticamente impossibile da evitare.

Fin dalle prime note della superlativa traccia d’apertura “The Green And Black” s’intuisce lo stato di grazia assoluto nel quale si trova la band statunitense; un inizio lento, quasi sussurrato, lascia spazio ad una cavalcata lunga ben otto minuti di puro thrash metal, dove le chitarre di Linsk e Tailer diventano le assolute protagoniste sfornando riff e assoli a più non posso. Il brano che segue è la title-track, un pezzo capolavoro che ci prende per mano e ci porta indietro di vent’anni, una sfuriata thrash metal come non se ne sentivano da anni, impreziosita da un assolo da brividi. “Bring Me The Night” ha l’arduo compito di venire dopo due monumenti musicali come quelli appena citati; il pezzo è tiratissimo e fa venire la bava alla bocca al solo pensiero di quello che nascerà sotto i colpi del suddetto pezzo in sede live. “The Goal Is Your Soul”, attraverso i suoi quasi sette minuti, torna a mostrarci le incredibili qualità tecniche di Bobby “Blitz” e soci; mente le successive “Give A Little” e “Endless War” tornano a martellare come se niente fosse e a questo punto la mia testa si è già staccata dal collo! Un delizioso arpeggio introduce “The Head And The Heart”, brano incredibile impreziosito da continui cambi di tempo e caratterizzato ancora una volta da una prestazione vocale eccezionale per opera di Mr. Ellsworth. “In Vain” e “Killing For A Living” parlano lo stesso linguaggio di “Bring Me The Night”, mentre “The SRC”, ha il compito di chiudere il disco, ovviamente nella maniera più aggressiva possibile, sbattendo in faccia a chi ascolta fino all’ultimo istante una serie di assoli, riff e passaggi di batteria da infarto.
Raramente snocciolo in una recensione brano dopo brano, anzi a memoria non ricordo nemmeno di averlo mai fatto, ma la qualità di “Ironbound” è talmente alta che non potevo farne a meno; in un colpo solo disintegra le ultime uscite di Metallica, Megadeth e Slayer, oramai anni luce dal produrre simili dischi. Sfido chiunque a fare meglio.

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