martedì 3 novembre 2009

HATEBREED – Hatebreed



Roadrunner - 2009
Metalcore (ignorante e cafone)
Da 1 a 10: Bella mazzata (8)
Articolo di: Michele Marinel

Ignoranza, cafonaggine e una paccata di intransigenza hanno da sempre costituito il marchio di fabbrica degli Hatebreed. Questo quinto album della loro carriera (se escludiamo dal conto mini, split e il recente album di cover For The Lions) non fa eccezione, sebbene bisogna ammettere che l'intransigenza hardcore lascia in parte il passo a un flirt neanche tanto celato con le aspirazioni metal della band di New Haven.

Se fin dall'inizio Jamie Jasta e soci occhieggiano ai padrini Slayer (non a caso il loro album di cover si apriva con la cover di Ghost Of War) i nostri in più punti sfoggiano un riffing meno monolitico e più vario nonché qualche linea solista che una volta non si sarebbero nemmeno immaginati, prendendo ispirazione com'è ovvio dal sottogenere heavy metal più vicino all'hardcore, cioè il thrash.
Un indebolimento dell'identità degli Hatebreed? Nemmeno per sogno, invece una naturale evoluzione di certi elementi già riscontrati nei precedenti lavori e mai sviluppati a dovere.
Intendiamoci, non è che i nostri beniamini si mettano a sfoggiare chissà quali doti da virtuosi, lo scopo è sempre quello di colpire il più forte possibile e nella maniera più immediata, ma invece che basare tutto sull'attacco frontale la band questa volta sa anche lavorare ai fianchi, alternando sfuriate thrash core a momenti più cadenzati da furioso headbanging e osando qua e là anche qualche approccio inedito. E proprio inedite sono le velleità di singer dell'urlatore Jasta che in alcuni frangenti tenta un approccio per così dire melodico. Niente paura però, il nostro sotto la bandana non nasconde certo una fluente frangia e il suo stile è fortemente radicato nella tradizione hardcore, emblematico nel pre-chorus di In Ashes They Shall Reap come nei cori di No Halo For The Heartless, elementi nei quali qualcuno ha intravisto, in maniera piuttosto miope, uno strizzar d'occhio a cose più commerciale, laddove è invece un recupero di elementi veramente old school.
Il risultato non è sempre eccellente, Jasta è un ottimo screamer ma come singer deve ancora fare molta strada, ad ogni modo questo Hatebreed è probabilmente il lavoro più vario e intrigante pubblicato dalla band americana, un modo intelligente di rendere il proprio suono più appetibile senza per questo svendersi.

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