venerdì 30 ottobre 2009

STREET SWEEPER SOCIAL CLUB – Street Sweeper Social Club



Cooking Vinyl – 2009
Crossover (rap-rock e coretti)
Da 1 a 10: Come i Rage Against The Machine senza Rage e senza Machine (6)
Articolo di: Michele Marinel

Tom Morello sembra incontenibile nella sua ansia da prestazione artistica. Defunti e risorti (scopo monetizzare un'onorata carriera finita nel cesso anni fa) i Rage Against The Machine, archiviata la mediocre parentesi con gli Audioslave in compagnia di Chris Cornell, si è dedicato a progetti come l'Axis Of Justice in compagnia del singer dei System Of A Down e al suo progetto solista folk The Nightwatchman, forse la cosa più interessante da lui fatta negli ultimi anni. Siccome però la chitarra acustica non può certo saziare il nostro eroe, Morello ha reimbracciato l'elettrica per cimentarsi in questo progetto in compagnia del rapper Boots Riley alla voce.

Con gli Street Sweeper Social Club Tom Morello riprende in maniera più convinta lo stile chitarristico tipico dei Rage Against The Machine, seppur scevro di quelle asprezze e di quei colpi di genio che resero i RATM una delle più importanti band degli anni '90. Un riffing dal sapore hard rock, con rimandi zeppeliniani, che si mischia al funk e in qualche caso occhieggia al folk del già citato progetto di Morello che in questa sede si occupa sia delle chitarre che del basso riuscendo, bisogna ammetterlo, a sciorinare alcuni riff di basso tra i più memorabili sin dai tempi del debutto dei RATM. Boots Riley fa il suo dovere fornendo un cantato più canonicamente rap rispetto a quello di Zack De La Rocha, paragone assolutamente inutile ma che ovviamente verrà in mente a chiunque ascolti quesot disco. Se Zack infatti aveva un timbro acido e scivolava spesso in un cantato urlato che mescolava per l'appunto il rap con il suo passato harcore punk, Riley è un rapper puro che sciorina le sue liriche con fare cool quasi strafottente. L'effetto non è male e decisamente risulta meno ostico rispetto ai lavori della prima band di Tom Morello. Tutto il disco scorre in maniera abbastanza liscia, con tanto di cori qua e là o di “clap clap” di mani che potranno essere molto d'effetto in sede live. Purtroppo l'effetto su disco ottico è quello di un album che vorrebbe avere un piglio rivoluzionario ma che risulta un po' salottiero, un disco più da club che da squat.Insomma un bel disco di crossover come non si faceva più da tanti anni, che poteva essere fatto meglio, più grintoso e tagliente, ma che comunque si lascia ascoltare anche se l'eredità di Tom Morello gli pesa addosso come una pietra tombale.


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